L'uomo ha bisogno di interagire con altri, ma non può farlo liberamente, essendo psicologicamente condizionato dall'Altro generalizzato (termine usato da George Herbert Mead per indicare l'insieme dei possibili ruoli sociali conosciuti da un individuo attraverso le sue passate interazioni con gli altri)
Una persona può dunque interagire con gli altri solo nell'ambito di "occasioni sociali" (ovvero configurazioni di luoghi, tempi, forme, modi, linguaggi e ruoli) stereotipate, predefinite e approvate dalla comunità così come l'individuo le ha percepite, interiorizzate e associate all'Altro generalizzato.
Le feste, pubbliche o private, sono esempi di tali "occasioni sociali". Altri esempi sono i rapporti di lavoro, quelli commerciali, turistici, istituzionali ecc.
Anche nei rapporti familiari e amicali lo spirito della comunità è sempre presente in retroscena come mediatore che stabilisce i possibili ruoli e i significati delle espressioni nelle interazioni.
In teoria gli esseri umani sarebbero in grado di interagire liberamente, ovvero di inventare e negoziare liberamente i ruoli e le regole delle loro interazioni, ma ciò richiede conoscenze psicologiche ancora oggi molto rare, per cui si preferisce continuare ad interagire entro i limiti stabiliti dai consueti paradigmi culturali.
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