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Visualizzazione post con etichetta Mimesi. Mostra tutti i post
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2019/07/14
Imitare o non imitare
Imitare o non imitare, questo è il dilemma che ci consuma, consciamente o inconsciamente.
Ugualmente diversi, diversamente uguali
Siamo conformisti al punto tale che se vogliamo differenziarci dobbiamo farlo secondo comuni modelli di differenziazione.
L'uomo è un animale imitatore
Nessuno è totalmente originale. Ognuno di noi imita (consciamente o inconsciamente) dei modelli di pensiero e di comportamento appresi per imitazione interagendo con gli altri.
2019/07/13
Conseguenze della mimesi
Conformarsi a certi modelli culturali (ovvero imitare certi "modi" di pensare e di agire che abbiamo "appreso" interagendo con gli altri) comporta ricompense sociali positive e negative. Infatti, se mi conformo al modello x, alcuni saranno contenti, altri scontenti, alcuni mi premieranno, altri mi puniranno, alcuni mi ameranno di più, altri di meno. Lo stesso vale se non mi conformo al modello x.
2019/07/11
Interdipendenza e intermimesi
Considerata la nostra interdipendenza e la necessità di conformarci a dei comuni modelli di pensiero e di comportamento, scegliamo insieme i modelli più adeguati e soddisfacenti.
2019/07/08
Imitare le differenze
Se, come dice Gregory Bateson, l'informazione è una differenza che fa una differenza, due informazioni uguali costituiscono due differenze identiche.
2019/07/03
Interdipendenza psicologica
A mio parere, noi umani siamo interdipendenti non solo economicamente, ma anche e soprattutto psicologicamente. Perché altri umani ci hanno insegnato a pensare, a comunicare, a ragionare, a sragionare, a mentire, il bene, il male, il bello, il brutto, il vero, il falso, i diritti, i doveri, gli obblighi, i divieti, il giusto, l'ingiusto ecc.
2019/06/21
Il doppio vincolo secondo René Girard
... Lungi dall'essere riservato a taluni casi patologici, come pensano gli psicologi americani che lo hanno messo in rilievo, il "double bind" [doppio vincolo], il doppio imperativo contraddittorio, o piuttosto il reticolo di imperativi contraddittori in cui gli uomini non cessano di rinchiudersi vicendevolmente, deve apparirci come un fenomeno estremamente banale, il più banale di tutti forse, e il fondamento stesso di tutti i rapporti tra gli uomini.
2018/03/25
Le regole del gioco delle interazioni
Un essere umano ha bisogno degli altri, ovvero di interagire e scambiare beni, servizi e idee con loro. Affinché una interazione con un altro sia possibile, uno deve avere una sufficiente cognizione di come l'altro funzioni, ovvero essere capace di prevedere le sue motivazioni e possibili reazioni cognitive ed emotive ai messaggi che riceve e percepisce.
Per capire come uno funziona, possiamo frequentarlo, osservarlo, studiarlo, interrogarlo, oppure semplicemente assumere che funzioni più o meno come noi stessi. Ma noi sappiamo come funzioniamo? In realtà noi siamo in larga misura il risultato dell'educazione che abbiamo ricevuto, ovvero siamo come ci hanno voluto i nostri genitori e/o educatori formali e informali, ovvero molte persone che abbiamo incontrato sin da bambini.
Come insegna René Girard, la formazione della psiche si basa sull'imitazione dell'altro. E' così che la generale interdipendenza dà luogo ad una reciproca imitazione che conduce alla formazione delle "usanze" caratteristiche di una comunità.
Stante quanto sopra, due persone interagiscono in modo non violento se rispettano entrambe certe "regole del gioco", che sono in parte derivate dalle usanze delle comunità a cui entrambe appartengono, e in parte negoziate e convenute (esplicitamente o implicitamente) tra le persone stesse, a condizione che esse siano capaci di negoziarle.
Molte difficoltà e problemi e di interazione tra persone sono dovuti proprio alla incapacità di negoziare e/o convenire le regole dell'interazione, per cui, ad una interazione sregolata (e quindi potenzialmente violenta o sgradevole) con una certa persona si preferisce non interagire affatto con essa.
La soluzione? Una migliore conoscenza della natura umana, e una migliore condivisione di tale conoscenza, che implica la consapevolezza dei bisogni propri e altrui e del funzionamento di ciascuno in termini di reazioni cognitive ed emotive. Grazie a tale conoscenza dovrebbe essere più facile negoziare e convenire le regole del gioco delle possibili interazioni, accettabili da entrambe le parti.
Per capire come uno funziona, possiamo frequentarlo, osservarlo, studiarlo, interrogarlo, oppure semplicemente assumere che funzioni più o meno come noi stessi. Ma noi sappiamo come funzioniamo? In realtà noi siamo in larga misura il risultato dell'educazione che abbiamo ricevuto, ovvero siamo come ci hanno voluto i nostri genitori e/o educatori formali e informali, ovvero molte persone che abbiamo incontrato sin da bambini.
Come insegna René Girard, la formazione della psiche si basa sull'imitazione dell'altro. E' così che la generale interdipendenza dà luogo ad una reciproca imitazione che conduce alla formazione delle "usanze" caratteristiche di una comunità.
Stante quanto sopra, due persone interagiscono in modo non violento se rispettano entrambe certe "regole del gioco", che sono in parte derivate dalle usanze delle comunità a cui entrambe appartengono, e in parte negoziate e convenute (esplicitamente o implicitamente) tra le persone stesse, a condizione che esse siano capaci di negoziarle.
Molte difficoltà e problemi e di interazione tra persone sono dovuti proprio alla incapacità di negoziare e/o convenire le regole dell'interazione, per cui, ad una interazione sregolata (e quindi potenzialmente violenta o sgradevole) con una certa persona si preferisce non interagire affatto con essa.
La soluzione? Una migliore conoscenza della natura umana, e una migliore condivisione di tale conoscenza, che implica la consapevolezza dei bisogni propri e altrui e del funzionamento di ciascuno in termini di reazioni cognitive ed emotive. Grazie a tale conoscenza dovrebbe essere più facile negoziare e convenire le regole del gioco delle possibili interazioni, accettabili da entrambe le parti.
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