2016/04/30

Patologia del bisogno di riconoscimento

Il bisogno di riconoscimento esiste in ogni essere umano sano. Infatti, chi non lo ha è asociale. Tuttavia tale bisogno può essere patologico quando assume un'intensità eccessiva oppure forme irreali, come il voler essere riconosciuti per ciò che non si è o per più di ciò che si è.

Un bisogno di riconoscimento eccessivo si da quando, ad esempio, il riconoscimento c'è ma non viene percepito, o viene percepito in misura molto inferiore a quella reale. Come dire che non basta mai.

Umano, subumano, superumano, normoumano, disumano, oltreumano

Umano, subumano, superumano, disumano, oltreumano, sono categorie (consce e/o inconsce) con cui qualifichiamo soggettivamente noi stessi e gli altri.

Inconsciamente o consciamente, abbiamo tutti bisogno di essere riconosciuti come umani e paura di essere qualificati come disumani, perché abbiamo bisogno di essere socialmente integrati.

Una volta assicurata la qualifica di umani, cerchiamo, se possibile, di compensare le nostre inferiorità (autopercepite o segnalate dagli altri) rispetto alla media umana della comunità di appartenenza (che ci renderebbero subumani) sviluppando delle superiorità, cioè cercando di essere superumani in certi aspetti. Tuttavia la compensazione è difficilmente equilibrata, ed è normalmente insufficiente o eccessiva, a causa del fatto che è misurabile solo soggettivamente ed è soggetta a errori di autopercezione e di percezione dell'altro.

Frustrazione del bisogno di riconoscimento come causa di alienazione e infelicità

Ogni umano ha bisogno di essere riconosciuto, accettato e apprezzato per quello che è. Altrimenti, per non restare solo (situazione mortale) deve fingere di essere un altro (accettabile dagli altri) ma, anche riuscendoci, è infelice, perché fingere di essere un altro richiede uno sforzo stancante e sgradevole, non sostenibile. Per questo motivo, si cerca consciamente o inconsciamente di diventare realmente la persona che gli altri esigono e si finisce per odiare e disprezzare la propria vera natura. Questo fenomeno (morboso in quanto causa di infelicità) si chiama alienazione.

2016/04/29

Sul bisogno di riconoscimento

Il bisogno di riconoscimento è funzionale al bisogno sociale (cioè di appartenenza, integrazione, interazione e cooperazione sociale) il quale è un bisogno primario, cioè geneticamente determinato, e da cui dipende la felicità umana. Senza una qualche forma di riconoscimento non è infatti possibile la vita sociale né il benessere psichico e il piacere che da essa dipende.

2016/04/23

Uomo e natura

L'Uomo è un animale artificiale.

La missione dell'Uomo

Missione di ogni essere umano è contribuire alla vita e allo sviluppo sostenibile della propria specie usando il patrimonio genetico ereditato, la cultura appresa, le esperienze acquisite e la propria creatività. In questa missione sono inclusi l'autosostentanento, la riproduzione sessuale, l'allevamento della prole, il miglioramento, lo sviluppo e la diffusione della cultura, l'integrazione e la cooperazione sociale, e il morire per lasciare spazio alle nuove generazioni.

Ogni umano ha un bisogno primario, scritto nei priori geni, di compiere tale missione, dalla cui realizzazione dipende il suo grado di felicità. Tutte le esigenze umane (motivazioni, bisogni, desideri, pulsioni ecc.) derivano da tale bisogno primario, come strategie e mezzi, consci e inconsci, per soddisfarlo. Ogni esigenza che tende a frustrarlo è da ritenersi morbosa.

Le esigenze morbose, dette anche nevrosi, disturbi psichici o malattie mentali, sono dovute a mutazioni o predisposizioni genetiche o a culture disumane, sia nell'ambito familiare che sociale, o, più spesso, ad una combinazione di tali cause. Infatti, in una cultura rispettosa della natura umana, anche le persone con predisposizioni ai disturbi mentali raramente li sviluppano.

2016/04/21

Pensieri sull'igiene del pensiero

Ogni essere umano è limitato nel pensare, confinato in certi schemi, diversi da persona a persona, ma con aspetti comuni nelle diverse culture e comunità.

Per ogni persona ci sono cose impensabili.

Pensiero automatico vs guidato

Chi sono due modi di pensare: uno automatico e uno guidato (autoguidato o alloguidato). Senza accorgercene, involontariamente, passiamo dall'uno all'altro.

Quando pensiamo in modo automatico il pensiero è completamente spontaneo e involontario, determinato dai contenuti dell'inconscio, anche se siamo coscienti di ciò a cui stiamo pensando.
Quando pensiamo in modo guidato, il pensiero è determinato da ciò che ci guida, ovvero da stimoli che possono consistere in cose diversissime, tra cui: ricordi, letture, canzoni, immagini, luoghi, film, discorsi ecc.

Il pensiero guidato, se ripetuto un sufficiente numero di volte, diventa poi automatico.

Siccome noi pensiamo in modo prevalentemente automatico, è importante, per l'igiene del pensiero stesso, avere un certo controllo sul pensiero, e, in caso di pensiero automatico difettoso, correggerlo mediante un pensiero guidato appropriato, appropriatamente ripetuto.

Pensiero guidato

L'attività pensante può essere spontanea (lo è normalmente e quasi sempre) oppure guidata. Il pensiero può essere guidato in due modi: autoguidato quando siamo noi stessi a guidarlo volontariamente e con una intenzione particolare, e alloguidato, quando è guidato da altre persone che ascoltiamo, o da spettacoli a cui assistiamo o da scritti che leggiamo o immagini che vediamo.

Liberi di credere?

Non siamo liberi di credere in alcuna cosa, nemmeno nel libero arbitrio. La decisione di credere o non credere in qualcosa è involontaria.

Amore vs. verità

Una promessa d'amore, anche se illusoria, è molto più interessante di una promessa di verità. Dopo il cibo, l'Uomo ha bisogno soprattutto di amore, non di verità. La verità è buona se aiuta ad ottenere il cibo o l'amore, altrimenti è inutile o nociva.

Aiutare chi?

Io posso, in una certa misura, aiutare altre persone a soddisfare i propri bisogni.

Voglio farlo? Perché Chi aiutare? Chi non aiutare?

Come fare?

Prima di tutto devo comprendere i bisogni altrui. Per riuscirci ho due mezzi: l'empatia (che può sbagliare o essere carente) e la psicologia (che può anch'essa sbagliare). In entrambi i casi è necessaria l'osservazione degli altri, l'attenzione agli altri.

2016/04/20

Reale e virtuale

Molti fanno l'errore di confrontare il virtuale (ad esempio gli incontri in internet) col reale come se fossero alternative mutualmente esclusive tra cui scegliere. Per me il virtuale è parte del reale e vi si può ricorrere quando il reale non è disponibile, o se è più soddisfacente del reale, o se aiuta a capire il reale o ad usarlo meglio. Virtuale e reale si intrecciano. Anche l'arte, la letteratura, il cinema, il teatro ecc. sono virtuali. Devono servire a migliorare il reale, non a ucciderlo.

2016/04/19

Neuroni specchio e spettacoli

I nostri neuroni specchio agiscono anche mentre assistiamo a spettacoli sportivi o teatrali, al cinema e perfino quando leggiamo romanzi o vediamo la pubblicità di un prodotto. Lo spettatore si immedesima nel personaggio osservato e prova sentimenti simili.

Automatismi!

La vita è fatta essenzialmente di automatismi, cioè di risposte predefinite a stimoli provenienti dall'esterno o dall'interno dell'organismo. Questo è vero anche per gli esseri umani.

Questa verità è per noi umani difficile da accettare e, per non impazzire o morire di angoscia, preferiamo pensare che la nostra vita dipenda almeno in parte dalla nostra volontà e coscienza. Tuttavia, ammesso che il libero arbitrio esista, esso consiste nella possibilità di modificare parzialmente i nostri automatismi, non di disattivarli. L'eventuale disattivazione non può essere che momentanea.

2016/04/17

Il mio autocensore e la valenza sociale di ogni cosa

Qualunque cosa io faccia o pensi di fare (consciamente o inconsciamente), è sottoposta ad un'autocensura da parte di un mio meccanismo inconscio, che io chiamo "autocensore" e che ha il compito di stabilirne la valenza sociale, cioè in quale misura tale cosa contribuisca alla mia integrazione o emarginazione sociale. In altre parole, quanto sia utile o nociva al mio successo sociale.

How to be Italian - 20 Rules Italians never break

For my non-Italian fruends.

2016/04/16

Lo sconforto della verità

Noi umani crediamo in ciò che ci conforta. Che sia vero o falso ci interessa poco. Invece per gli oltreumani la verità è più importante del benessere.

Partecipazione cooperativa - Cooperazione partecipativa

In quanto esseri umani, abbiamo un assoluto bisogno di partecipare cooperativamente a contesti sociali. A tale fine, abbiamo bisogno di mezzi e libertà, e soprattutto di essere accettati dagli altri partecipanti. Per partecipazione intendo l'essere riconosciuti come parti di una comunità con un certo ruolo, e per cooperazione l'agire nel senso di una reciproca soddisfazione dei bisogni individuali, tra cui quello di mutuo aiuto, solidarietà e intimità, anche sessuale. Dato che facciamo normalmente parte di più comunità (coppia, familiari, amici, lavoro, chiesa, città, partito, patria, umanità ecc.), è necessario che vi sia compatibilità tra le diverse partecipazioni.

La partecipazione cooperativa, o cooperazione partecipativa, richiede sempre un prezzo da pagare. Infatti, in quanto cooperativa, essa impone a ciascuno di soddisfare in un certa misura i bisogni altrui, e di essere, almeno in parte, come vogliono gli altri. Il prezzo risulta troppo alto se richiede di rinunciare ad aspetti fondamentali della propria unica personalità, alle proprie inclinazioni profonde o alla partecipazione ad altri contesti ritenuti incompatibili. Ciò può indurre a preferire la non partecipazione al contesto troppo costrittivo e a cercarne altri, più congeniali o liberali, a cui partecipare.

2016/04/15

Scrivere è seminare

Ogni cosa che scrivo è un seme da cui un giorno qualcosa verrà generato in me.

Imparare a fantasticare - Il potere dell'immaginazione

Vorrei imparare a fantasticare, a immaginare cose irreali ma verosimili. Vorrei poter inventare storie di personaggi più o meno simili a me, uomini e donne di ogni età e condizione sociale, temperamento e carattere. Situazioni diverse, in luoghi e tempi tra i più diversi, nel passato, presente e futuro. Gesti e azioni, pensieri, sentimenti ed emozioni di ogni specie. Forme, colori, suoni, norme, macchine, strumenti, linguaggi, riti, valori, motivazioni, intenzioni, esiti ed eventi di ogni tipo, casuali e non casuali.

2016/04/14

Come gli altri (non) mi vogliono

Nel mio inconscio (come in quello di ogni altro essere umano) c'è un dittatore che consiste nella volontà altrui (così come la percepisco) e mi costringe ad essere come essi mi vogliono e non come non mi vogliono. Come in ogni dittatura, c'è anche una resistenza che combatte per la libertà. Tale resistenza è più o meno forte e coraggiosa in ciascuno di noi e nei vari momenti della vita. Ma essa non riuscirà mai a sconfiggere la dittatura, perché ha bisogno di essa per vivere e non impazzire.

Inconscio e ragione

L'inconscio non ragiona, ma giudica. Il giudizio inconscio (bello, brutto, buono, cattivo, attraente, repellente) stabilito senza fare uso della ragione, precede e manipola quello conscio e sollecita la razionalizzazione (cioè la giustificazione razionale) di scelte già fatte.

2016/04/13

Sulla ricerca di senso

La ricerca di senso nei fatti della vita corrisponde ad un bisogno umano profondo e innato. Il guaio è che molti trovano un senso in cose che non lo hanno, come gli avvenimenti casuali, e lo chiamano spirito, Dio, astrologia, magia ecc.. Lo fanno perché ne hanno bisogno, perché ciò li consola o li fa star bene, ma soprattutto perché li deresponsabilizza. Il guaio è che cercano di convincere altri a credere al senso che loro hanno inventato. Io, in quanto esistenzialista, credo che spetti all'Uomo dare un senso alla propria vita, agendo responsabilmente e senza ricorrere a forze soprannaturali.

2016/04/12

Siamo nati per servire

Ogni organismo vivente, o parte di esso, serve a qualcosa. Analizzando e ripercorrendo tutti i rapporti di servizio tra gli organi e tra gli individui di una specie vivente, vediamo che i beneficiari ultimi di tali servizi sono i geni della specie stessa. Infatti, i corpi (e le menti di cui sono parte integrante), sono veicoli, mezzi attraverso i quali i geni soddisfano il loro bisogno primordiale, quello di riprodursi attraverso una specie, strutturata in un modo particolare sia a livello individuale che di gruppo o sistema. L'evoluzione, mediante mutazioni genetiche, inventa strategie di riproduzione sempre più adeguate alle condizioni ambientali, alterando, nel corso delle generazioni che si succedono, le caratteristiche delle specie.

Aforismi di Nicolás Gómez Dávila

L'uomo preferisce discolparsi con la colpa altrui piuttosto che con la propria innocenza.

Per il lettore che sa leggere tutta la letteratura è contemporanea.

Adattarsi è sacrificare un bene remoto a un bisogno immediato.

Al cospetto di ogni verità un'angoscia segreta ci pervade.

Al volgo non interessa essere libero, ma credersi tale.

Amare è sentire la pressione del corpo assente contro il nostro.

Ammettere di buon grado che le nostre idee non hanno motivo di interessare chicchessia è il primo passo verso la saggezza.

(continua a leggere in http://it.dixxit.info/davila)

Sull'uso del mistero

Anche io credo nell'esistenza di cose inconoscibili, indefinibili, misteriose, ma non ci speculo sopra intellettualmente (né econonomicamente) come tanti religiosi e ciarlatani spiritualisti. Ci sono anche cose che una volta erano misteriose e sono oggi spiegate dalla scienza. Ma finché certe cose restano inconoscibili non cerco di interpretarle a mio comodo, per deresponsabilizzarmi o consolarmi con un placebo. Diceva Wittgenstein: "Su ciò di cui non si è in grado di parlare, si deve tacere". Altrimenti si rischia di dire cose che servono ad altri scopi che alla conoscenza della verità.

2016/04/11

Noi e loro, una tragedia grammaticale

Chi appartiene a noi? Chi appartiene a loro? Che differenza c'è tra noi e loro? Siamo meglio noi o sono meglio loro? Cosa mi lega a noi e cosa a loro? Cosa devo a noi e cosa a loro? Cosa mi aspetto da noi e cosa da loro? Chi ha avuto la tragica idea di includere "loro" ("essi") nei pronomi personali e nelle persone dei verbi? Non bastava il noi?

2016/04/10

Accettare il caso

E' dura accettare che il caso esiste, che molto dipende dal caso e che il caso non ha senso (è l'unica cosa che non ha senso). Su tale idea si basa l'esistenzialismo e io sono (anche) un esistenzialista.

Senso e caso

Tutto ha un senso, anche se non riusciamo a capirlo, tranne ciò che avviene per puro caso. D'altra parte, è illusorio cercare un senso in ciò che è casuale, come pensare che nulla avvenga per caso.

Chi vuole migliorare la società?

Per migliorare la situazione sociopolitica non basta astenersi da comportamenti incivili e disonesti. Bisogna organizzarsi e impegnarsi alla base, al livello dell'elettorato. Ma ciò richiede tempo, fatica, sacrifici, intelligenza e studio. La maggior parte della gente non è disposta a pagare il prezzo del cambiamento, si aspetta che siano altri a impegnarsi (i politici in particolare) e per questo, di fatto, accetta le cose come stanno, limitandosi, a parole, a esprimere inutili proteste, aspettando l'Uomo della Provvidenza.

2016/04/09

Perché ho risentimento verso la Chiesa Cattolica

Quando ero bambino, approfittando del fatto che non avevo ancora una capacità critica e che mi fidavo degli adulti, i preti mi fecero credere che c'è un uomo invisibile che vive nel cielo, che guarda quello che faccio ogni minuto di ogni giorno. E che l'uomo invisibile ha una lista di dieci cose specifiche che non vuole che io faccia. E che se faccio una qualunque di queste cose, mi manderà in un posto speciale, pieno di fuoco e fiamme e torture e angoscia, dove vivrò per sempre e soffrirò e griderò e brucerò fino alla fine dei secoli. Ma che lui mi ama! Ho creduto per diversi anni a queste ed altre cose assurde, come il peccato originale, e, nel profondo del mio inconscio un po' ci credo ancora. Permettetemi di avere un certo risentimento verso la Chiesa Cattolica che mi ha truffato e parzialmente rovinato il mio sistema nervoso inculcandovi paure assurde.
(da un discorso di George Carlin liberamente adattato)

2016/04/08

Placebo sociale

Esempio di placebo sociale: la conversione ad una ideologia (o religione) che promette felicità e dignità sociale. Uno si converte e come conseguenza trova un gruppo di persone che lo accolgono nella comunità corrispondente a quella ideologia, lo lodano per la sua conversione, per la sua nuova personalità in cui l'ideologia è parte determinante. Questa accoglienza, approvazione e stima provoca una grande soddisfazione al bisogno di appartenenza di quella persona, con risultanti sensazioni di piacere e benessere, che rinforza la sua convinzione di aver fatto la scelta giusta, indipendentemente dai contenuti della scelta stessa.

Chi ha paura della razionalità?

Molti danno la colpa del disagio e degli errori della società moderna (e soprattutto postmoderna) alla Razionalità, che negherebbe l'importanza dei sentimenti e delle emozioni. Secondo me si tratta di una concezione sbagliata, oltre che irrazionale. Infatti, non si può parlare di razionalità come se fosse una scienza unitaria e universalmente riconosciuta. La razionalità è una facoltà umana meravigliosa e potentissima, che può essere usata in modo produttivo o improduttivo, utile, inutile o dannoso, può essere più o meno veritiera o mistificante, completa o incompleta. Per esempio, nella mia razionalità i bisogni, i sentimenti, le emozioni, le motivazioni inconsce hanno una importanza fondamentale. Anche chi parla male della razionalità lo fa usando la sua. Smettiamola di calunniare la razionalità e cerchiamo di migliorarla e soprattutto di completarla.

2016/04/07

Sull'evoluzione delle scienze e delle filosofie

Le scienze, come le filosofie, non sono finite, devono evolvere per includere nel loro campo di indagine anche i fenomeni psicologici, sentimentali e spirituali per quanto essi possano essere oggetto di indagine. Scienze e filosofie debbono rispettarsi reciprocamente e completarsi le une con le altre. Per il resto, su tutto quello di cui non si può parlare, conviene tacere, diceva Wittgenstein. Infatti, con le scienze possiamo fare i conti e discutere, con le non-scienze ognuno può dire tutto e il contrario di tutto senza poter essere smentito. Alle non-sicenze non si può delegare proprio nulla, se non la non-indagine. D'altra parte anche quella di non indagare è una scelta legittima.

La mia utopia etica umanista

Penso a un movimento dal basso, che parte da un visionario, a cui si aggiunge, per attrazione, un primo "compagno di ideali" e poi un altro, sempre per attrazione, facendo largo uso di internet per la condivisione di documenti selezionati con cura e notizie, poi altri ancora gradualmente, fino ad arrivare ad una crescita esponenziale e costituire una forza non politica ma elettorale, cioè capace di influenzare la politica attraverso i suoi voti. Come avvenne per il cristianesimo, prima che, con Costantino, diventasse una realtà politica e secolare. Bisognerà però partire da un'idea realistica, razionale, non religiosa, senza gli errori di tutti i movimenti utopici del passato, compreso il comunismo, falliti soprattutto per ignoranza della psicologia e, più in generale, della natura umana. Bisognerà evitare l'organizzazione monolitica piramidale, facilmente corruttibile. Penso ad un movimento basato su un'etica umanista e antropologica, da sviluppare a cura dei fondatori e dei primi sostenitori, che potrà essere sviluppata e modificata liberamente da chiunque altro, creando una rete di movimenti locali liberamente collegati, creando eventualmente un organismo federativo non vincolante. Un movimento che tenga conto del patrimonio di tutte le scienze umane e sociali (filosofia, psicologia, sociologia, antropologia, neuroscienze, genetica, economia, politica, letteratura, arte ecc.) opportunamente analizzate, vagliate, sintetizzate, oganizzate, semplificate e adattate in modo da poter essere insegnate nelle scuole pubbliche (già dalle elementari) e usate da tutti, non solo dagli specialisti.

2016/04/05

Primo Levi sulla filosofia

“...era snervante, nauseante ascoltare i discorsi sul problema dell'essere e del conoscere, quando tutto intorno a noi era mistero che premeva per svelarsi: il legno vetusto dei banchi, la sfera del sole di là dai vetri e dai tetti, il volo vano dei pappi nell'aria di giugno. Ecco, tutti i filosofi e tutti gli esercizi del mondo sarebbero stati capaci di costruire questo moscerino? No, e neppure di comprenderlo: questa era una vergogna e un abominio, bisognava trovare un'altra strada. Saremmo stati chimici, Enrico ed io. Avremmo dragato il ventre del mistero con le nostre forze, col nostro ingegno: avremmo stretto Proteo alla gola, avremmo troncato le sue metamorfosi inconcludenti, da Platone ad Agostino, da Agostino a Tommaso, da Tommaso ad Hegel, da Hegel a Croce. Lo avremmo costretto a parlare." [Primo Levi, da "Il sistema periodico"]

Fonte: Cultura e metodo scientifico: prendere Proteo per la gola (articolo di Marco Furio Ferrario - http://stradeonline.it/scienza-e-razionalita/1858-cultura-e-metodo-scientifico-prendere-proteo-per-la-gola)

Il Dalai-Lama sulle religioni

Hanno ancora un senso le Religioni? Dopo l'attacco terroristico a Parigi, il Dalai Lama ha esordito con la frase: «Ci sono giorni in cui penso che sarebbe meglio se non ci fossero le religioni.» Alla domanda su cosa intendesse dire ha continuato così:  «La conoscenza e la pratica della religione sono state utili, questo è vero per tutte le fedi. Oggi però non bastano più, spesso portano al fanatismo e all'intolleranza e in nome della religione si sono fatte e si fanno guerre. Nel 21° secolo abbiamo bisogno di una nuova etica che trascenda la religione. La nostra elementare spiritualità, la predisposizione verso l'amore, l'affetto e la gentilezza che tutti abbiamo dentro di noi a prescindere dalle nostre convinzioni sono molto più importanti della fede organizzata. A mio avviso, le persone possono fare a meno della religione, ma non possono stare senza i valori interiori e senza etica.»

2016/04/04

The Amsterdam Declaration (2002) of the International Humanist and Ethical Union (IHEU)

Humanist principles

The official defining statement of World Humanism is:
  • Humanism is ethical. It affirms the worth, dignity and autonomy of the individual and the right of every human being to the greatest possible freedom compatible with the rights of others. Humanists have a duty of care to all humanity including future generations. Humanists believe that morality is an intrinsic part of human nature based on understanding and a concern for others, needing no external sanction.

Sul peccato di omicidio

Ci sono molte religioni per cui uccidere è un grave peccato, tranne quando lo si fa in nome di Dio, nel qual caso si ha diritto ad un premio.

Per amore della specie umana

È arrivato il momento di cambiare la prospettiva dell'etica: non dobbiamo impegnarci solo per il bene e l'amore di noi stessi, per quello del coniuge, dei figli, dei parenti, degli amici, dei soci, del partito, di alcuni indigenti e bisognosi di aiuto, dei concittadini, della patria, della propria chiesa, di Dio, o per raggiungere il Nirvana. La nuova etica deve richiedere un impegno reale ed efficace per la conservazione e il benessere della specie umana a livello globale.

2016/04/03

Sporcaggio del cervello

Non riesco a togliermi dalla testa che certe tesi come quelle esposte nell'articolo in http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/212913 siano dannose per l'umanità, anche per l'autorevolezza della loro fonte: il penultimo papa (e tanti altri prima e dopo di lui). Un lavaggio, anzi uno sporcaggio, del cervello. Se la maggior parte della gente non si comporta in modo insano è solo perché non capisce o non prende sul serio certe tesi, e soprattutto non le mette in pratica nella vita reale. In sintesi: Cristo, col suo sacrificio, ha cancellato il peccato di Adamo e ci ha liberati da esso. Dio, che è sommo bene, per perdonare l'Uomo ha richiesto un sacrificio umano, quello di suo figlio, grazie al quale ha benevomente riaperto le porte del paradiso. Figuriamoci se non fosse stato buono, cosa avrebbe fatto. Il discorso del clero è: non cercate di capire la religione con l'intelligenza, è impossibile (S. Agostino diceva infatti che Dio si conosce meglio nell'ignoranza). Fate quello che diciamo noi e avrete la salvezza. Usate la fede, non la ragione. Abbiate fede (=fidatevi di noi).

Discorso di Diotima a Socrate sull'Amore. (Platone, Simposio)

Per capire di cosa ha bisogno veramente l'uomo e perché.



http://mymindlab.com/dox/diotima_amore_simposio.doc

2016/04/02

Come affrontiamo le nuove idee

Quando incontriamo una nuova idea, cerchiamo subito di verificare la sua compatibilità e coerenza con la nostra struttura mentale. In caso di incompatibilità o incoerenza (dissonanza cognitiva), ci sono due possibilità: (1) rigettiamo la nuova idea come falsa, sbagliata, assurda o insignificante; (2) trasformiamo la nostra struttura mentale per renderla compatibile e coerente con la nuova idea. Il secondo caso, che è possibile solo se ci sono dimostrazioni incontrovertibili della validità della nuova idea e/o forti pressioni sociali a suo favore, può essere traumatico, sconvolgente, doloroso a causa del sistema immunitario della psiche, che difende la sua identità contro tutto ciò che potrebbe alterarla e contro ogni causa di sofferenza.

Sulla genesi dei bisogni umani

I bisogni umani sono poco conosciuti, nascosti e spesso mistificati. E' un tema relativamente poco studiato da filosofi, psicologi, biologi, neuroscienziati ecc.
Secondo me, i bisogni di un essere umano sono tutti tra loro collegati, nel senso che ogni bisogno è al servizio di un bisogno di ordine superiore, cioè filogeneticamente, ontogeneticamente o psicologicamente precedente, e complicati da fenomeni di sublimazione, in cui da un bisogno fisico può derivare un bisogno psichico o spirituale, con rimozione (nell'inconscio) del bisogno originario, come c'insegnano le teorie psicodinamiche.
Secondo me, qualsiasi comportamento umano è determinato da un insieme di bisogni fisici e psichici, più o meno coerenti e più o meno consci. Per semplicità mi piace dire che esiste un solo bisogno primario, quello dei geni, di riprodursi; tutti gli altri possono essere considerati secondari, cioè derivati da quello primario, a vari livelli funzionali.

Blog di Bruno Cancellieri