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2016/09/30
Join the Unified Psychotherapy Movement
https://www.psychologytoday.com/blog/theory-knowledge/201512/join-the-unified-psychotherapy-movement
The three big questions of philosophy
THE THREE BIG QUESTiONS OF PHILOSOPHY
https://www.psychologytoday.com/blog/theory-knowledge/201603/the-3-big-questions-philosophy
"Unfortunately, the golden age of philosophy has passed. The academy has instead moved into the age of empirical science (what do the data say?) and shallow economic utilitarianism (i.e., How can we maximize our wallets and our pleasures without harming others?). If there is any question about whether the waning of philosophy has taken a toll on our society, consider that in last night’s debate for the Republican nomination for the most powerful position in the world, the frontrunner took the time to assure us that he is well-endowed.
There is much emerging evidence that our shallow, unreflective systems of justification are threatening our very existence. As such, I hope there is a quick and profound return to reflecting on these questions with depth and sophistication."
https://www.psychologytoday.com/blog/theory-knowledge/201603/the-3-big-questions-philosophy
"Unfortunately, the golden age of philosophy has passed. The academy has instead moved into the age of empirical science (what do the data say?) and shallow economic utilitarianism (i.e., How can we maximize our wallets and our pleasures without harming others?). If there is any question about whether the waning of philosophy has taken a toll on our society, consider that in last night’s debate for the Republican nomination for the most powerful position in the world, the frontrunner took the time to assure us that he is well-endowed.
There is much emerging evidence that our shallow, unreflective systems of justification are threatening our very existence. As such, I hope there is a quick and profound return to reflecting on these questions with depth and sophistication."
Gabriele D'Annunzio: "LA PIOGGIA NEL PINETO"
Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.
Il gioco dell'apprezzamento
A turno, ognuno dice la cosa che gli piace di più e quella che gli piace di meno di ogni altro e di se stesso.
Il semplicismo di Beppe Grillo
La mia opinione è che Grillo commette gli stessi errori di tanti rivoluzionari, soprattutto quello di credere che la sua visione della realtà sia sufficiente a capire e a risolvere i problemi politici, economici e sociali. E' un grande semplificatore che non si rende conto che i problemi sono molto più complicati di come li vede lui e riesce a convincere della validità delle sue idee milioni di persone "semplici" e ingenue. In altre parole, Grillo non dice cose sbagliate se prese singolarmente, ma insufficienti a risolvere i problemi e pericolose in quanto potrebbero aggravarli a causa della eccessiva semplicità, ingenuità, incompetenza e quindi insufficienza della sua visione rispetto alla complessità della realtà sociale, che è dovuta alla complessità della natura umana. L'uomo ha paura della complessità, ne è angosciato e preferisce visioni riduttive (e perciò false) a verità complesse che non è in grado di capire a causa dei propri limiti intellettuali e delle sue emozioni che condizionano il suo intelletto. Soprattutto, l'uomo aborrisce idee che potrebbero responsabilizzarlo rispetto ai problemi della società. I colpevoli sono sempre gli altri.
On Making Judgments and Being Judgmental (from Psychology Today)
Article from Psychology Today
"someone is being judgmental when their judgments are power-driven, unempathetic, based on their own idiosyncratic values or tastes, overly based on other people’s character, and are closed, shallow, and pessimistic, and ultimately have the consequence of making the other person feel problematically diminished. "
"someone is being judgmental when their judgments are power-driven, unempathetic, based on their own idiosyncratic values or tastes, overly based on other people’s character, and are closed, shallow, and pessimistic, and ultimately have the consequence of making the other person feel problematically diminished. "
2016/09/29
Ciò che sentiamo gli uni per gli altri
Ciò che sento per gli altri dipende da ciò che io credo gli altri sentano per me, e ciò che gli altri sentono per me dipende da ciò che gli altri credono io senta per loro.
Vedi anche Interdipendenza affettiva.
Vedi anche Interdipendenza affettiva.
Interdipendenza affettiva
I membri di una famiglia, comunità, organizzazione di persone ecc., sono affettivamente interdipendenti nel senso che ognuno è sensibile, e risponde, al giudizio e all'affetto degli altri nei suoi confronti. In altre parole, i sentimenti di A verso B dipendono da come A percepisce i sentimenti di B verso A. Perciò A tende normalmente ad amare o apprezzare B se si sente amato o apprezzato da B, o ad odiarlo o disprezzarlo se si sente odiato o disprezzato da lui.
Può anche succedere che l'autostima di un membro del gruppo dipenda dalla sua percezione di come un altro lo stima nella misura della stima che ha per esso. Così, se A apprezza B e si sente da lui disprezzato, per effetto del meccanismo di risoluzione della dissonanza cognitiva e affettiva, ci possono essere due esiti: (1) A smette di apprezzare B e comincia a disprezzarlo, oppure (2) A continua ad apprezzare B ma comincia a disprezzare se stesso.
Vedi anche Ciò che sentiamo gli uni per gli altri.
Può anche succedere che l'autostima di un membro del gruppo dipenda dalla sua percezione di come un altro lo stima nella misura della stima che ha per esso. Così, se A apprezza B e si sente da lui disprezzato, per effetto del meccanismo di risoluzione della dissonanza cognitiva e affettiva, ci possono essere due esiti: (1) A smette di apprezzare B e comincia a disprezzarlo, oppure (2) A continua ad apprezzare B ma comincia a disprezzare se stesso.
Vedi anche Ciò che sentiamo gli uni per gli altri.
2016/09/26
Cosa vuole la gente?
E' molto difficile rispondere a questa domanda. E' già difficile rispondere alla domanda "cosa voglio io?" e dato che non vogliamo tutti le stesse cose, come si fa a capire cosa vogliono gli altri?
Credo comunque che per rispondere alla prima domanda devo prima capire cosa voglio io e poi le differenze e le affinità tra ciò che voglio io e ciò che vogliono gli altri.
Cosa voglio io?
Dato che appartengo ad un ceto sociale benestante, non desidero aumentare le mie ricchezze, e dato che godo di una salute soddisfacente, non desidero migliorare la mia salute. Essendo inoltre soddisfatto della mia intelligenza, della mia cultura e delle mie capacità, non ho nemmeno il desiderio di diventare ancora più intelligente, più colto e più capace. I miei desideri riguardano piuttosto la qualità dei miei rapporti con gli altri. In sostanza, vorrei avere più amici, essere più riconosciuto e più amato.
Cosa vogliono gli altri?
La prima cosa che mi viene in mente è che coloro che sono meno competitivi (in termini di ricchezza, salute e capacità) desiderano diventare più competitivi, cioè più ricchi, migliorare la propria salute e aumentare le proprie capacità personali. Per quanto riguarda i miei desideri, non so in quale misura essi siano condivisi dagli altri.
Avere più amici: chi ha molti amici non desidera averne di più.
Essere riconosciuti: chi è abbastanza riconosciuto non desidera esserlo ancora di più.
Essere amati: chi si sente amato non desidera esserlo ancora di più.
Alla domanda "cosa vuole la gente?" si potrebbe dunque rispondere: quello che ad essa manca, ovvero: soddisfare i suoi bisogni insoddisfatti.
Il problema diventa allora capire quasi siano i bisogni umani, e in quale misura "la gente" riesce a soddisfarli.
Vedi anche Pragmatica dei bisogni.
Credo comunque che per rispondere alla prima domanda devo prima capire cosa voglio io e poi le differenze e le affinità tra ciò che voglio io e ciò che vogliono gli altri.
Cosa voglio io?
Dato che appartengo ad un ceto sociale benestante, non desidero aumentare le mie ricchezze, e dato che godo di una salute soddisfacente, non desidero migliorare la mia salute. Essendo inoltre soddisfatto della mia intelligenza, della mia cultura e delle mie capacità, non ho nemmeno il desiderio di diventare ancora più intelligente, più colto e più capace. I miei desideri riguardano piuttosto la qualità dei miei rapporti con gli altri. In sostanza, vorrei avere più amici, essere più riconosciuto e più amato.
Cosa vogliono gli altri?
La prima cosa che mi viene in mente è che coloro che sono meno competitivi (in termini di ricchezza, salute e capacità) desiderano diventare più competitivi, cioè più ricchi, migliorare la propria salute e aumentare le proprie capacità personali. Per quanto riguarda i miei desideri, non so in quale misura essi siano condivisi dagli altri.
Avere più amici: chi ha molti amici non desidera averne di più.
Essere riconosciuti: chi è abbastanza riconosciuto non desidera esserlo ancora di più.
Essere amati: chi si sente amato non desidera esserlo ancora di più.
Alla domanda "cosa vuole la gente?" si potrebbe dunque rispondere: quello che ad essa manca, ovvero: soddisfare i suoi bisogni insoddisfatti.
Il problema diventa allora capire quasi siano i bisogni umani, e in quale misura "la gente" riesce a soddisfarli.
Vedi anche Pragmatica dei bisogni.
2016/09/25
I problemi della gente
Ogni essere umano ha i suoi problemi più o meno gravi. Il problema è che quasi tutti tendono ad occuparsi dei propri problemi, ma non di quelli altrui, che non conoscono né vogliono conoscere.
Fanno eccezione alcuni che, sbagliando, pensano che gli altri abbiano gli stessi loro problemi, o problemi particolari che invece quelli non hanno, mentre hanno problemi che essi non conoscono, e in certi casi non hanno problemi importanti.
Inoltre, molti non conoscono i propri problemi, credono di conoscerli ma sono in realtà diversi da quelli che credono di avere.
In questa problematica situazione, a causa del fatto che affrontare problemi è spesso doloroso, molti cercano di non pensare né ai propri, né a quelli altrui, distraendosi o occupandosi con attività impegnative.
E' così che i problemi dell'umanità restano per lo più irrisolti.
Fanno eccezione alcuni che, sbagliando, pensano che gli altri abbiano gli stessi loro problemi, o problemi particolari che invece quelli non hanno, mentre hanno problemi che essi non conoscono, e in certi casi non hanno problemi importanti.
Inoltre, molti non conoscono i propri problemi, credono di conoscerli ma sono in realtà diversi da quelli che credono di avere.
In questa problematica situazione, a causa del fatto che affrontare problemi è spesso doloroso, molti cercano di non pensare né ai propri, né a quelli altrui, distraendosi o occupandosi con attività impegnative.
E' così che i problemi dell'umanità restano per lo più irrisolti.
2016/09/24
L'arte del ciarlatano
L'arte del ciarlatano consiste nel prendere idee di successo e combinarle in modo nuovo, con parole nove, dando l'illusione di dire qualcosa di nuovo. Il problema è che la maggior parte delle idee di successo sono falsità e fantasie. Il segreto del successo del ciarlatano è dunque quello di inserire qualche perla d'incontestabile verità e saggezza tra le falsità e le fantasie. Lo stesso vale per gli autori delle sacre scritture di molte religioni.
L'arma vincente di ogni ciarlatano
L'arma vincente di ogni ciarlatano consiste nell'inserire qualche perla d'incontestabile verità e saggezza tra le falsità e le fantasie. Lo stesso vale per le sacre scritture di molte religioni.
2016/09/23
La paura inconscia della realtà
Dopo tanti anni di riflessioni e ricerche, sono arrivato a pensare che uno dei fattori principali che ancora oggi determinano il comportamento umano e le relative inibizioni e limitazioni, sia la paura inconscia della realtà.
Per realtà intendo tutto ciò che esiste oggettivamente e indipendentemente dalla sua percezione da parte di qualcuno. Per esempio, il sole è un elemento oggettivo della realtà, che esiste e funziona in un certo modo anche senza che gli esseri umani lo percepiscano, e anche se non esistessimo. Questo vale per ogni altra cosa materiale (masse, energie, informazioni), tra cui le forme di vita vegetali e animali, comprese quelle umane.
Per realtà intendo tutto ciò che esiste oggettivamente e indipendentemente dalla sua percezione da parte di qualcuno. Per esempio, il sole è un elemento oggettivo della realtà, che esiste e funziona in un certo modo anche senza che gli esseri umani lo percepiscano, e anche se non esistessimo. Questo vale per ogni altra cosa materiale (masse, energie, informazioni), tra cui le forme di vita vegetali e animali, comprese quelle umane.
Realtà e mistero - Doppia mistificazione nel messaggio papale
Citazione da un articolo di Gianni Cardinale da Avvenire, 5 aprile 2015 (scaricabile da qui):
Il Papa: non abbiate paura della realtà
Nella Veglia pasquale l'invito a «entrare nel mistero».
Non si può «vivere la Pasqua» senza «entrare nel mistero». Perché non si tratta di «un fatto intellettuale», non è solo «conoscere, leggere...», ma «è di più, è molto di più!». Lo ha ricordato papa Francesco nell'omelia preparata per la solenne Veglia pasquale celebrata ieri sera nella Basilica Vaticana. Ed «entrare nel mistero» significa capacità di «stupore» e «contemplazione», richiede di «non avere paura della realtà», di «non chiudersi in sé stessi», di «non fuggire davanti a ciò che non comprendiamo», di «non chiudere gli occhi davanti ai problemi», di «non eliminare gli interrogativi...». «Entrare nel mistero», ha riflettuto il Papa, significa andare oltre «le proprie comode sicurezze», e mettersi alla ricerca «della verità, della bellezza e dell'amore». Per «entrare nel mistero» ci vuole poi l'«umiltà» di «abbassarsi», di scendere dal piedistallo «del nostro io tanto orgoglioso», di «ridimensionarsi», riconoscendo quello che effettivamente siamo: dei «peccatori bisognosi di perdono». E per «entrare nel mistero» ci vuole «svuotamento delle proprie idolatrie» e «adorazione». Perché «senza adorare» non si può «entrare nel mistero».
Questo discorso si può riassumere nei seguenti punti:
Il Papa: non abbiate paura della realtà
Nella Veglia pasquale l'invito a «entrare nel mistero».
Non si può «vivere la Pasqua» senza «entrare nel mistero». Perché non si tratta di «un fatto intellettuale», non è solo «conoscere, leggere...», ma «è di più, è molto di più!». Lo ha ricordato papa Francesco nell'omelia preparata per la solenne Veglia pasquale celebrata ieri sera nella Basilica Vaticana. Ed «entrare nel mistero» significa capacità di «stupore» e «contemplazione», richiede di «non avere paura della realtà», di «non chiudersi in sé stessi», di «non fuggire davanti a ciò che non comprendiamo», di «non chiudere gli occhi davanti ai problemi», di «non eliminare gli interrogativi...». «Entrare nel mistero», ha riflettuto il Papa, significa andare oltre «le proprie comode sicurezze», e mettersi alla ricerca «della verità, della bellezza e dell'amore». Per «entrare nel mistero» ci vuole poi l'«umiltà» di «abbassarsi», di scendere dal piedistallo «del nostro io tanto orgoglioso», di «ridimensionarsi», riconoscendo quello che effettivamente siamo: dei «peccatori bisognosi di perdono». E per «entrare nel mistero» ci vuole «svuotamento delle proprie idolatrie» e «adorazione». Perché «senza adorare» non si può «entrare nel mistero».
Questo discorso si può riassumere nei seguenti punti:
Tipi di aggressività
Esistono vari di aggressività tra cui:
quella che l'animale usa su un'altro per nutrirsene o sfruttarlo;
quella che l'animale usa per dominare il branco e/o il territorio;
quella che l'animale usa verso un altro da cui si sente minacciato.
Lo stesso vale per l'aggressività dell'uomo sull'uomo,
quella che l'animale usa su un'altro per nutrirsene o sfruttarlo;
quella che l'animale usa per dominare il branco e/o il territorio;
quella che l'animale usa verso un altro da cui si sente minacciato.
Lo stesso vale per l'aggressività dell'uomo sull'uomo,
2016/09/22
Pensare di meno?
Il nostro modo di pensare, i contenuti dei nostri pensieri possono essere più o meno sani, ovvero realistici, utili al nostro benessere e al raggiungimento dei nostri fini, e tali da permettere una convivenza pacifica e cooperativa con gli altri. Tuttavia, poche sono le persone che si interrogano sulla qualità dei propri pensieri, e ancora meno quelle che cercano di migliore il proprio modo di pensare mediante strumenti come lo studio, la riflessione o la psicoterapia.
Esistono tendenze ideologiche religiose o spiritualistiche che considerano il pensare (ovvero il ragionare) un ostacolo alla crescita spirituale e al benessere personale, e invitano i propri seguaci a "pensare di meno" con l'aiuto di particolari tecniche di meditazione (o preghiera) e una letteratura orientata in tal senso.
Le pratiche di riduzione del pensiero hanno un certo successo, cioè alleviano effettivamente i disagi di chi le pratica. Ciò è coerente col fatto che, ad una persona esclude che i propri pensieri siano migliorabili, non resta che la scelta tra pensare o non pensare a certe cose. Ne consegue che a chi sa di pensare in modo non sano e non ha intenzione né la capacità di migliorare il proprio modo di pensare, conviene effettivamente pensare il meno possibile.
Esistono tendenze ideologiche religiose o spiritualistiche che considerano il pensare (ovvero il ragionare) un ostacolo alla crescita spirituale e al benessere personale, e invitano i propri seguaci a "pensare di meno" con l'aiuto di particolari tecniche di meditazione (o preghiera) e una letteratura orientata in tal senso.
Le pratiche di riduzione del pensiero hanno un certo successo, cioè alleviano effettivamente i disagi di chi le pratica. Ciò è coerente col fatto che, ad una persona esclude che i propri pensieri siano migliorabili, non resta che la scelta tra pensare o non pensare a certe cose. Ne consegue che a chi sa di pensare in modo non sano e non ha intenzione né la capacità di migliorare il proprio modo di pensare, conviene effettivamente pensare il meno possibile.
Come superare il relativismo etico ed epistemologico
Per me il relativismo (epistemologico e/o etico) si supera con la definizione del fine. Se ci poniamo un fine qualsiasi (difficile non farlo) allora il buono e il cattivo, il vero e il falso, il sufficiente e l'insufficiente possono essere determinati rispetto al raggiungimento di quel particolare fine. In altre parole, senza prima definire un fine (o un insieme di fini) non ha senso fare valutazioni.
Distinguere la buona dalla cattiva filosofia
Un mio amico mi ha chiesto: chi può giudicare e distinguere e in base a quali parametri la buona e la cattiva filosofia?
La mia risposta è che ogni essere umano può farlo se vuole e i parametri li può decidere egli stesso. Aggiungo che per me farlo è un dovere morale. Mi aspetto allora una obiezione del tipo: ma così sarà il caos perché ognuno avrà una diversa idea del bene e del male e ci sarà qualcuno che cercherà di imporre agli altri le sue idee in proposito.
La mia risposta è che ogni essere umano può farlo se vuole e i parametri li può decidere egli stesso. Aggiungo che per me farlo è un dovere morale. Mi aspetto allora una obiezione del tipo: ma così sarà il caos perché ognuno avrà una diversa idea del bene e del male e ci sarà qualcuno che cercherà di imporre agli altri le sue idee in proposito.
2016/09/21
Insufficienza delle idee
L'errore più comune di molti (filosofi e non filosofi) è credere che una cosa insufficiente sia sufficiente.
Quante volte vi è capitato di leggere un libro o un articolo in cui l'autore fa una dichiarazione del tipo: "io credo che questo sia il problema e questa la soluzione, ma probabilmente il problema è molto più complesso di come io lo vedo, e la soluzione anche, quindi spero che altri possano correggere, ampliare o completare le mie idee aggiungendovi tutto ciò che in esse manca per capire e risolvere i problemi efficacemente."?
A me non è mai capitato, eppure è quello ogni persona saggia dovrebbe pensare. Ogni autore tende a illudersi, e a illudere il suo pubblico, di aver detto tutto ciò che c'era di importante da dire su un certo tema, e che ciò che non ha considerato sia trascurabile.
E' un errore che faccio spesso anche io quando esprimo le mie idee.
"Whenever a theory appears to you as the only possible one, take this as a sign that you have neither understood the theory nor the problem which it was intended to solve.” [Karl Popper]
Quante volte vi è capitato di leggere un libro o un articolo in cui l'autore fa una dichiarazione del tipo: "io credo che questo sia il problema e questa la soluzione, ma probabilmente il problema è molto più complesso di come io lo vedo, e la soluzione anche, quindi spero che altri possano correggere, ampliare o completare le mie idee aggiungendovi tutto ciò che in esse manca per capire e risolvere i problemi efficacemente."?
A me non è mai capitato, eppure è quello ogni persona saggia dovrebbe pensare. Ogni autore tende a illudersi, e a illudere il suo pubblico, di aver detto tutto ciò che c'era di importante da dire su un certo tema, e che ciò che non ha considerato sia trascurabile.
E' un errore che faccio spesso anche io quando esprimo le mie idee.
"Whenever a theory appears to you as the only possible one, take this as a sign that you have neither understood the theory nor the problem which it was intended to solve.” [Karl Popper]
2016/09/20
Quantità e qualità del pensiero
I materialisti consigliano di pensare di più, gli spiritualisti di pensare di meno. Io che sono pragmatista consiglio di pensare meglio. Meglio di prima.
2016/09/19
Domande scomode
Quasi nessuno risponde a una domanda scomoda o imbarazzante. Quasi tutti replicano che la domanda è irrilevante ("il problema è un altro"), impertinente o stupida, e rispondono ad altre domande, più comode, che l'interlocutore non ha posto.
Come conoscere se stessi
Conoscere se stessi è soprattutto confrontarsi con gli altri, capire in cosa siamo uguali e in cosa diversi. Senza riferirsi agli altri la conoscenza di se stessi non ha senso ed è inutile.
2016/09/18
Religious people are less intelligent than atheists
Religious people are less intelligent than atheists, according to analysis of scores of scientific studies stretching back over decades. Study found 'a reliable negative relation between intelligence and religiosity' in 53 out of 63 studies.
A new review of 63 scientific studies stretching back over decades has concluded that religious people are less intelligent than non-believers.
A piece of University of Rochester analysis, led by Professor Miron Zuckerman, found “a reliable negative relation between intelligence and religiosity” in 53 out of 63 studies.
According to the study entitled, 'The Relation Between Intelligence and Religiosity: A Meta-Analysis and Some Proposed Explanations', published in the 'Personality and Social Psychology Review', even during early years the more intelligent a child is the more likely it would be to turn away from religion.
Read the full article in: http://www.independent.co.uk/news/science/religious-people-are-less-intelligent-than-atheists-according-to-analysis-of-scores-of-scientific-8758046.html
A new review of 63 scientific studies stretching back over decades has concluded that religious people are less intelligent than non-believers.
A piece of University of Rochester analysis, led by Professor Miron Zuckerman, found “a reliable negative relation between intelligence and religiosity” in 53 out of 63 studies.
According to the study entitled, 'The Relation Between Intelligence and Religiosity: A Meta-Analysis and Some Proposed Explanations', published in the 'Personality and Social Psychology Review', even during early years the more intelligent a child is the more likely it would be to turn away from religion.
Read the full article in: http://www.independent.co.uk/news/science/religious-people-are-less-intelligent-than-atheists-according-to-analysis-of-scores-of-scientific-8758046.html
2016/09/17
Amici e nemici
Un soldato sa sempre chi sono gli amici e chi i nemici. Lo sa perché qualcuno glie lo ha detto e lui ci ha creduto senza esitazione e da allora combatte i nemici e aiuta gli amici.
Chi ha detto al soldato chi sono i nemici? Ovviamente glie lo ha detto il governo, e lui ci ha creduto senza esitare, perché tutti i suoi familiari e i suoi amici ci hanno creduto.
Chi ha detto al soldato chi sono i nemici? Ovviamente glie lo ha detto il governo, e lui ci ha creduto senza esitare, perché tutti i suoi familiari e i suoi amici ci hanno creduto.
Compagnia e autogoverno. Come mi vogliono gli altri
Posso esercitare l'autogoverno solo quando sono solo. Infatti, in compagnia di una persona sono inconsciamente, in gran parte, diretto da essa. In compagnia seguo passivamente i miei automatismi mentali determinati dalla mia mappa cognitivo-emotiva. In essa sono registrate le reazioni emotive che devo avere a tutto ciò che il mio interlocutore può dire o fare. Ma soprattutto tendo inconsciamente a mantenere verso il mio interlocutore l'immagine che di me gli ho già dato, il modo in cui mi sono presentato ad esso e nel quale mi riconosce. Non posso, non riesco ad essere diverso da quella immagine. In quel momento mi è impossibile cambiare. In compagnia sono come mi vogliono gli altri.
2016/09/14
Dan Dennett: Dangerous memes
Un discorso molto interessante e inquietante sulla pericolosità dei "memi" (con sottotitoli in italiano).
Le paure inconsce della gente
Secondo me, la maggior parte della gente (me compreso) è dominata e limitata da un insieme di dolorose paure inconsce tra cui quelle di essere abbandonati, rifiutati, esclusi, ignorati, isolati, ingannati, traditi, emarginati, umiliati, derisi, giudicati, criticati, confutati, accusati, puniti, declassati, di perdere potere, di sbagliare, impazzire, morire, liberarsi, ribellarsi, cambiare mentalità, morale, abitudini, comunità, atteggiamento, di essere responsabili, colpevoli, di ragionare, soffrire, della realtà e, soprattutto, di aver paura.
Credo inoltre che molti aspetti del comportamento e del modo di pensare della gente possano essere interpretati come evitamento di qualunque situazione, idea o ipotesi di comportamento suscettibile di risvegliare una o più di tali paure.
Se quanto ho supposto è vero, allora credo che l'unico modo per superare i limiti e le sofferenze derivanti da tali paure sia quello di prenderne coscienza, di guardarle in faccia e sfidarle sopportando la paura di farlo.
Vedi anche La paura inconscia della realtà, Paure paradossali degli esseri umani - La paura di ragionare.
Credo inoltre che molti aspetti del comportamento e del modo di pensare della gente possano essere interpretati come evitamento di qualunque situazione, idea o ipotesi di comportamento suscettibile di risvegliare una o più di tali paure.
Se quanto ho supposto è vero, allora credo che l'unico modo per superare i limiti e le sofferenze derivanti da tali paure sia quello di prenderne coscienza, di guardarle in faccia e sfidarle sopportando la paura di farlo.
Vedi anche La paura inconscia della realtà, Paure paradossali degli esseri umani - La paura di ragionare.
2016/09/13
Paure paradossali degli esseri umani - La paura di ragionare
Gli esseri umani hanno più o meno le stesse paure degli altri animali superiori, oltre a un certo numero di paure a cui solo i primi sono soggetti. Alcune paure sono facilmente comprensibili e condivisibili, come quella di essere disapprovati, puniti o emarginati, di perdere il lavoro ecc. Altre sono paradossali, poco comprensibili e spesso inconsce, nascoste o mistificate. Mi riferisco alle paure di cambiare, di esseri liberi e di ragionare (cioè pensare e percepire la realtà nei suoi fatti e nelle sue possibilità).
Sulla paura di cambiare vedi il mio articolo Paura di cambiare, empatia e dispatia.
Sulla paura di essere liberi vedi il mio articolo La mia paura che la mia libertà aumenti
Nel seguito tratto della paura di ragionare, e più precisamente della paura di ragionare sui fatti umani e di affrontare la realtà.
Sulla paura di cambiare vedi il mio articolo Paura di cambiare, empatia e dispatia.
Sulla paura di essere liberi vedi il mio articolo La mia paura che la mia libertà aumenti
Nel seguito tratto della paura di ragionare, e più precisamente della paura di ragionare sui fatti umani e di affrontare la realtà.
Su Dio e l'amore
Segue la mia risposta a una persona che affermava che l’intero cosmo ruota intorno all'amore, e che persino chi nega l’esistenza di Dio, in realtà lo ama.
L'idea che l'intero cosmo ruoti intorno all'amore è affascinante e consolante ma nessuno può dimostrare razionalmente che sia vera, e una dimostrazione non razionale non può essere spacciata per razionale. In quanto all'idea che persino chi nega l'esistenza di Dio in realtà lo ami, mi permetto di dubitarne. Infatti, a seconda di come si definisce la parola "Dio", io sono ateo o credente, lo odio o lo amo. In altre parole, senza definirlo chiaramente (cioè razionalmente), di Dio si può dire tutto e il contrario di tutto. Alla fine ognuno dice e crede ciò che è per lui più confortante. Insomma credo che sia una questione emotiva più che razionale. Sarebbe dunque corretto dire che a certe cose ci credo non perché siano vere, ma perché mi fa bene crederci.
L'idea che l'intero cosmo ruoti intorno all'amore è affascinante e consolante ma nessuno può dimostrare razionalmente che sia vera, e una dimostrazione non razionale non può essere spacciata per razionale. In quanto all'idea che persino chi nega l'esistenza di Dio in realtà lo ami, mi permetto di dubitarne. Infatti, a seconda di come si definisce la parola "Dio", io sono ateo o credente, lo odio o lo amo. In altre parole, senza definirlo chiaramente (cioè razionalmente), di Dio si può dire tutto e il contrario di tutto. Alla fine ognuno dice e crede ciò che è per lui più confortante. Insomma credo che sia una questione emotiva più che razionale. Sarebbe dunque corretto dire che a certe cose ci credo non perché siano vere, ma perché mi fa bene crederci.
2016/09/12
Paura di cambiare, empatia e dispatia
La miseria dell'umanità è dovuta principalmente alla comune paura inconscia di cambiare.
La paura di cambiare viene trasmessa per empatia.
Cosa impedisce ad una persona di cambiare religione, filosofia, mentalità, opinioni, etica, preferenze, gusti, comunità, stile di vita, amori, amici ecc. per altri più adatti a soddisfare i propri bisogni primari? La paura di cambiare. Questa paura ha origini interne ed esterne. Quella interna è dovuta alla difesa immunitaria della psiche, che si protegge contro qualsiasi tentativo di modificarne la struttura; quella esterna al fatto che chi cambia rispetto alle norme della comunità di appartenenza viene "normalmente" emarginato.
L'empatia rende difficile fare cose che fanno paura agli altri, anche quando si tratta solo della paura di cambiare. Così, a anche a causa dell'empatia, per non spaventare gli altri, per non essere emarginati, per paura della paura, si rinuncia a cambiare.
La persona creativa ha voglia di cambiare e si sente sola quando è circondata da persone che hanno paura di farlo.
Chi non ha paura di cambiare sceglie la migliore filosofia e cerca di migliorarla, non accetta acriticamente la filosofia dominante nella comunità a cui appartiene.
Quasi tutti hanno paura di cambiare e chi non ce l'ha viene visto dai più come una minaccia, ostacolato, scoraggiato, osteggiato.
Chi non ha paura di cambiare ha difficoltà a capire chi ce l'ha e viceversa.
Chi non ha paura di cambiare tende a disprezzare chi c'è l'ha, e viceversa.
Vedi anche La paura di cambiare, La paura inconscia della realtà.
La paura di cambiare viene trasmessa per empatia.
Cosa impedisce ad una persona di cambiare religione, filosofia, mentalità, opinioni, etica, preferenze, gusti, comunità, stile di vita, amori, amici ecc. per altri più adatti a soddisfare i propri bisogni primari? La paura di cambiare. Questa paura ha origini interne ed esterne. Quella interna è dovuta alla difesa immunitaria della psiche, che si protegge contro qualsiasi tentativo di modificarne la struttura; quella esterna al fatto che chi cambia rispetto alle norme della comunità di appartenenza viene "normalmente" emarginato.
L'empatia rende difficile fare cose che fanno paura agli altri, anche quando si tratta solo della paura di cambiare. Così, a anche a causa dell'empatia, per non spaventare gli altri, per non essere emarginati, per paura della paura, si rinuncia a cambiare.
La persona creativa ha voglia di cambiare e si sente sola quando è circondata da persone che hanno paura di farlo.
Chi non ha paura di cambiare sceglie la migliore filosofia e cerca di migliorarla, non accetta acriticamente la filosofia dominante nella comunità a cui appartiene.
Quasi tutti hanno paura di cambiare e chi non ce l'ha viene visto dai più come una minaccia, ostacolato, scoraggiato, osteggiato.
Chi non ha paura di cambiare ha difficoltà a capire chi ce l'ha e viceversa.
Chi non ha paura di cambiare tende a disprezzare chi c'è l'ha, e viceversa.
Vedi anche La paura di cambiare, La paura inconscia della realtà.
2016/09/10
Libertà di cambiare
Oggi ho avuto una rivelazione straordinaria. Ho capito che sono libero di cambiare. Libero di cambiare idee, gusti, abitudini, compagnie, frequentazioni, impegni, luoghi, attività, oggetti, strumenti, risorse, mezzi, metodi, abbigliamento, arredamento, obiettivi, progetti, morale. Non so se userò questa libertà, ma la consapevolezza di poterlo fare cambia il mio modo di stare al mondo e la mia stessa visione del mondo.
Questa libertà mi fa un po' paura ma al tempo stesso mi eccita ed entusiasma, perché mi si prospetta la possibilità di fare cose nuove, mai fatte prima, di avere nuove esperienze.
A cosa è dovuta questa rivelazione? All'aver capito che il mio comportamento dipende dalla mia mappa emotiva, la quale dipende dal mio comportamento e che entrambi possono essere cambiati semplicemente decidendo di disobbedire a qualche comando proveniente dalla mappa emotiva stessa.
Sì, ora so che posso cambiare davvero e questo cambia tutto per me, anche se poi non cambierò nulla. Perché se non cambierò nulla sarà perché avrò liberamente deciso di non cambiare, non perché mi è impossibile cambiare.
Intanto già comincio a cambiare le mie fantasie, a pensare di essere diverso, di fare cose diverse dal solito, di avere nuove esperienze, e questo mi eccita, mi piace, mi diverte, mi fa sentire creativo.
Ora ho un mantra: posso cambiare la mia mappa emotiva e ho il coraggio e gli strumenti per farlo.
Vedi Come migliorare il comportamento.
Questa libertà mi fa un po' paura ma al tempo stesso mi eccita ed entusiasma, perché mi si prospetta la possibilità di fare cose nuove, mai fatte prima, di avere nuove esperienze.
A cosa è dovuta questa rivelazione? All'aver capito che il mio comportamento dipende dalla mia mappa emotiva, la quale dipende dal mio comportamento e che entrambi possono essere cambiati semplicemente decidendo di disobbedire a qualche comando proveniente dalla mappa emotiva stessa.
Sì, ora so che posso cambiare davvero e questo cambia tutto per me, anche se poi non cambierò nulla. Perché se non cambierò nulla sarà perché avrò liberamente deciso di non cambiare, non perché mi è impossibile cambiare.
Intanto già comincio a cambiare le mie fantasie, a pensare di essere diverso, di fare cose diverse dal solito, di avere nuove esperienze, e questo mi eccita, mi piace, mi diverte, mi fa sentire creativo.
Ora ho un mantra: posso cambiare la mia mappa emotiva e ho il coraggio e gli strumenti per farlo.
Vedi Come migliorare il comportamento.
Come migliorare il comportamento
La mappa cognitivo-emotiva è al tempo stesso causa e conseguenza del comportamento.
Per migliorare la mappa cognitivo-emotiva bisogna modificare il comportamento, ma per migliorare il comportamento bisogna migliorare la mappa cognitivo-emotiva. Entrambi le cose si possono ottenere facendo il contrario di ciò che la nostra mappa cognitivo-emotiva ci spinge a fare, cioè facendo ciò che essa non vuole che facciamo e non facendo ciò che essa vuole che facciamo.
Tuttavia, questa strategia deve essere perseguita gradualmente e parzialmente, cioè solo per una piccola parte di quella parte della mappa cognitivo-emotiva che si desidera migliorare, altrimenti si rischia il collasso nervoso.
Vedi Teoria della mappa cognitivo-emotiva.
Per migliorare la mappa cognitivo-emotiva bisogna modificare il comportamento, ma per migliorare il comportamento bisogna migliorare la mappa cognitivo-emotiva. Entrambi le cose si possono ottenere facendo il contrario di ciò che la nostra mappa cognitivo-emotiva ci spinge a fare, cioè facendo ciò che essa non vuole che facciamo e non facendo ciò che essa vuole che facciamo.
Tuttavia, questa strategia deve essere perseguita gradualmente e parzialmente, cioè solo per una piccola parte di quella parte della mappa cognitivo-emotiva che si desidera migliorare, altrimenti si rischia il collasso nervoso.
Vedi Teoria della mappa cognitivo-emotiva.
Alain de Botton sul lavoro
Un memorabile discorso di Alain de Botton (il mio filosofo contemporaneo preferito) sul lavoro. Dura un'ora, ma ogni minuto è significativo. Illuminante e pieno di humour.
Alain de Botton su religione e ateismo
Alain de Botton, il mio filosofo contemporaneo (ateo) preferito parla di religioni e ateismo in modo esemplare.
Il fondamento della nostra vita e della nostra psiche
La nostra vita, la nostra psiche si fondano sui geni e le esperienze, vale a dire sull'impatto delle nostre particolari e uniche esperienze su un corpo costruito secondo il nostro particolare e unico codice genetico.
Interazioni rituali e riti sociali
Nella civiltà attuale, come in quelle passate, il bisogno di interazione umana non può essere soddisfatto liberamente ma solo in forme e modi convenzionali. Questa restrizione della libertà di interazione è dovuta a due ordini di motivi.
Il primo è il controllo sociale da parte delle classi dominanti, specialmente quelle religiose, che vedono nella libertà (di pensiero e azione) dei sudditi (o "fedeli") una minaccia alla loro autorità.
Il primo è il controllo sociale da parte delle classi dominanti, specialmente quelle religiose, che vedono nella libertà (di pensiero e azione) dei sudditi (o "fedeli") una minaccia alla loro autorità.
2016/09/09
In grazia di Dio
L'idea di avere un rapporto speciale con Dio, di essere in armonia e buoni rapporti con lui, di godere della sua benevolenza e protezione, di essere una sua amata creatura, una sua parte, un suo testimone o un suo intermediario, è un potente placebo capace di far sentire i credenti forti, sicuri, ottimisti, privilegiati, e di rafforzare i loro meccanismi di auto-guarigione del corpo. Un placebo che gli atei non possono utilizzare. Parola di ateo.
2016/09/08
Sulle emozioni (citazione di Luigi Anepeta)
"Nessun animale si commuove guardando il cielo stellato o un paesaggio dall’alto di un colle, si esalta in seguito ad un successo, sviluppa la paura infinita del panico, sacrifica la sua vita per una causa giusta, si uccide per una delusione amorosa, si arrabbia al punto di sopprimere un simile, ecc. Fenomeni di questo genere vengono fatti rientrare nel quadro delle emozioni complesse, influenzate dalla cultura, o tout-court nell’ambito della patologia." (Luigi Anepeta)
Sulla bellezza
“La bellezza non è che una promessa di felicità”. (Stendhal)
Tuttavia, quando questa promessa non viene mantenuta si può finire per odiare la bellezza stessa.
Tuttavia, quando questa promessa non viene mantenuta si può finire per odiare la bellezza stessa.
2016/09/07
2016/09/06
Pubblicare la propria mappa cognitivo-emotiva?
La questione che inconsciamente tutti si pongono è: in quale misura la mia mappa cognitivo-emotiva è pubblicabile? Cosa di essa dovrei nascondere, mistificare, fingere o cambiare per non avere problemi con gli altri? Per non essere punito o respinto dalla società?
Vedi anche Teoria della mappa cognitivo-emotiva, Struttura e funzionamento della psiche. Valenze emotive e libero arbitrio, La bellezza, la bruttezza, il bene, il male, Cambiare la propria mappa cognitivo-emotiva, I continenti del mondo emotivo.
Vedi anche Teoria della mappa cognitivo-emotiva, Struttura e funzionamento della psiche. Valenze emotive e libero arbitrio, La bellezza, la bruttezza, il bene, il male, Cambiare la propria mappa cognitivo-emotiva, I continenti del mondo emotivo.
Paura e mistificazione delle proprie emozioni
Una delle emozioni più importanti per un essere umano è la paura che le proprie emozioni siano socialmente indegne, e di essere puniti o emarginati a causa della loro natura o della loro assenza. A causa di tale paura, tendiamo, consciamente o inconsciamente, a rimuovere, nascondere, censurare, mistificare o fingere le nostre emozioni, con gravi conseguenze per la nostra salute psichica e fisica.
2016/09/04
Affinità, dissonanze, compatibilità tra le nostre mappe cognitivo-emotive
Per convivere pacificamente e in modo soddisfacente e produttivo con altre persone è importante capire le emozioni dei nostri interlocutori, ma ancor più importante è capire le loro mappe cognitivo-emotive, cioè quali sono le cose (parole, gesti, oggetti, persone, simboli, idee, concetti. ipotesi ecc.) che suscitano in loro emozioni positive (piacere, sicurezza, simpatia, attrazione, eccitazione ecc.) e quelle che suscitano emozioni negative (dolore, disgusto, paura, rabbia, ansia, antipatia, repulsione, noia ecc.).
Per riuscire in tale intento, dobbiamo prima di tutto capire la nostra mappa cognitivo-emotiva e poi esaminare le affinità, dissonanze, compatibilità e incompatibilità tra la nostra mappa cognitivo-emotiva e quelle dei nostri interlocutori.
Vedi anche Teoria della mappa cognitivo-emotiva, Struttura e funzionamento della psiche. Valenze emotive e libero arbitrio, La bellezza, la bruttezza, il bene, il male, Cambiare la propria mappa cognitivo-emotiva, I continenti del mondo emotivo.
Per riuscire in tale intento, dobbiamo prima di tutto capire la nostra mappa cognitivo-emotiva e poi esaminare le affinità, dissonanze, compatibilità e incompatibilità tra la nostra mappa cognitivo-emotiva e quelle dei nostri interlocutori.
Vedi anche Teoria della mappa cognitivo-emotiva, Struttura e funzionamento della psiche. Valenze emotive e libero arbitrio, La bellezza, la bruttezza, il bene, il male, Cambiare la propria mappa cognitivo-emotiva, I continenti del mondo emotivo.
Cioran - Intervista letteraria con Christian Bussy, 1973
"il dramma non è morire, ma nascere"
"solo un mostro può permettersi il lusso di vedere le cose come sono"
"nel vivere contro l'evidenza, ogni momento diventa un atto di eroismo"
2016/09/02
Religione vs. etica
Se nelle scuole elementari e medie invece della religione cattolica si insegnasse l'etica mettendo a confronto vari tipi di etica antica e moderna, credo il livello di civiltà del nostro paese aumenterebbe notevolmente. Ma purtroppo ci sono troppe forze politiche che preferiscono lasciare al vaticano il monopolio dell'etica, col risultato che poi nessuno si interessa di etica dato che quella vaticana è insostenibile, incoerente e non credibile.
Cambiare la propria mappa cognitivo-emotiva
Chi desidera cambiare se stesso? Perché uno dovrebbe voler cambiare e in cosa? Cambiare il proprio corpo? La propria mente? Il corpo si può cambiare, entro certi limiti molto ristretti, attraverso una dieta, una ginnastica, uno stile di vita particolare. E la mente? Cosa possiamo cambiare nella nostra mente? Aumentare le nostre capacità? Imparare qualcosa? Certo questo è possibile e normalmente utile.
Ma c'è un'altra cosa che potrebbe essere molto utile cambiare: la nostra "mappa cognitivo-emotiva", cioè le particolari associazioni tra idee ed emozioni, che si sono formate in noi nel corso delle nostre esperienze sin dalla nascita. Queste associazioni sono più o meno diverse da persona a persona e in certi casi possiamo dire che sono sconvenienti, malate, sbagliate al fine di una vita soddisfacente.
Per migliorare la propria mappa cognitivo-emotiva occorre prima di tutto riconoscere le associazioni "sbagliate", cosa molto difficile senza l'aiuto di uno psicoterapeuta. Ammesso che ci si riesca, ancor più difficile è modificare le associazioni stesse, cioè associare un'emozione positiva ad un'idea a cui era associata un'emozione negativa o nessuna emozione, oppure associare un'emozione negativa, o nessuna emozione, ad un'idea a cui era associata un'emozione positiva. Anche per attuare questa "rimappatura" delle associazioni emotive sbagliate l'intervento di uno psicoterapeuta può essere indispensabile.
E' l'empatia tra paziente e terapeuta che può, poco a poco, modificare la mappa cognitivo-emotiva del paziente. Infatti, in qualche modo, durante la psicoterapia, il paziente si fa influenzare, per empatia, dalla mappa cognitivo-emotiva del terapeuta, ammesso che essa sia più sana della propria.
Vedi anche Teoria della mappa cognitivo-emotiva, Struttura e funzionamento della psiche. Valenze emotive e libero arbitrio.
Ma c'è un'altra cosa che potrebbe essere molto utile cambiare: la nostra "mappa cognitivo-emotiva", cioè le particolari associazioni tra idee ed emozioni, che si sono formate in noi nel corso delle nostre esperienze sin dalla nascita. Queste associazioni sono più o meno diverse da persona a persona e in certi casi possiamo dire che sono sconvenienti, malate, sbagliate al fine di una vita soddisfacente.
Per migliorare la propria mappa cognitivo-emotiva occorre prima di tutto riconoscere le associazioni "sbagliate", cosa molto difficile senza l'aiuto di uno psicoterapeuta. Ammesso che ci si riesca, ancor più difficile è modificare le associazioni stesse, cioè associare un'emozione positiva ad un'idea a cui era associata un'emozione negativa o nessuna emozione, oppure associare un'emozione negativa, o nessuna emozione, ad un'idea a cui era associata un'emozione positiva. Anche per attuare questa "rimappatura" delle associazioni emotive sbagliate l'intervento di uno psicoterapeuta può essere indispensabile.
E' l'empatia tra paziente e terapeuta che può, poco a poco, modificare la mappa cognitivo-emotiva del paziente. Infatti, in qualche modo, durante la psicoterapia, il paziente si fa influenzare, per empatia, dalla mappa cognitivo-emotiva del terapeuta, ammesso che essa sia più sana della propria.
Vedi anche Teoria della mappa cognitivo-emotiva, Struttura e funzionamento della psiche. Valenze emotive e libero arbitrio.
2016/09/01
A che serve la filosofia
La filosofia serve a difendersi dalla cattiva filosofia, quella che confonde le idee, aiuta il potere e giustifica l'irresponsabilità.
La bellezza, la bruttezza, il bene, il male
Per me il bello è anticipazione di piacere, il brutto anticipazione di dolore (anticipazioni entrambe inconsce).
Il buono è ciò che dà piacere, il cattivo ciò che dà dolore (piacere e dolore fisici o immateriali).
Il piacere viene prodotto dalla soddisfazione (o anticipazione della soddisfazione) di un bisogno, e il dolore dalla frustrazione (o anticipazione della frustrazione) di un bisogno.
Una stessa cosa può piacere a qualcuno e dispiacere a qualcun altro, per questo il bene e il male sono relativi e non può esistere un'etica universale o a priori.
Tuttavia ritengo possibile un'etica (pubblica) condivisa, definita non a priori, ma come risultato di una negoziazione tra gli interessati.
Vedi anche: Teoria della mappa cognitivo-emotiva, I continenti del mondo emotivo, Struttura e funzionamento della psiche, Valenze emotive e libero arbitrio,
Il buono è ciò che dà piacere, il cattivo ciò che dà dolore (piacere e dolore fisici o immateriali).
Il piacere viene prodotto dalla soddisfazione (o anticipazione della soddisfazione) di un bisogno, e il dolore dalla frustrazione (o anticipazione della frustrazione) di un bisogno.
Una stessa cosa può piacere a qualcuno e dispiacere a qualcun altro, per questo il bene e il male sono relativi e non può esistere un'etica universale o a priori.
Tuttavia ritengo possibile un'etica (pubblica) condivisa, definita non a priori, ma come risultato di una negoziazione tra gli interessati.
Vedi anche: Teoria della mappa cognitivo-emotiva, I continenti del mondo emotivo, Struttura e funzionamento della psiche, Valenze emotive e libero arbitrio,
Struttura e funzionamento della psiche. Valenze emotive e libero arbitrio
Io suppongo che la psiche sia strutturata e funzioni come descritto nel seguito.
La psiche si sviluppa a partire da, e in funzione di, una quantità di bisogni primari (innati) e secondari (sviluppati a seguito delle esperienze). I bisogni primari principali sono quelli di (1) sopravvivenza e salute, (2) appartenenza e integrazione sociale, (3) eros e riproduzione sessuale, (4) libertà e individuazione, (5) potenza e dominio di tutto ciò che può favorire la soddisfazione di qualunque bisogno, (6) protezione e sicurezza contro tutto ciò che può ostacolare la soddisfazione di qualunque bisogno.
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