Ci sono vari modi di fare politica. Il più comune è quello, per un partito, di rappresentare e difendere gli interessi di una certa classe o categoria di persone cercando di darle più poteri, più privilegi, meno oneri, a svantaggio di altre classi o categorie, a cui vorrebbero togliere poteri e privilegi, e aumentare gli oneri. In altre parole si tratta di agire sulla distribuzione degli oneri fiscali e dei servizi pubblici, senza sostanzialmente cambiare l'organizzazione sociale, né la cultura, né la mentalità del popolo.
Un altro modo, piuttosto raro, di fare politica è quello di cercare di modificare la cultura e la mentalità del popolo attraverso riforme soprattutto nella pubblica istruzione, la giustizia e la gestione dei beni culturali, incoraggiando cambiamenti nelle strutture sociali al fine di produrre miglioramenti nella soddisfazione dei bisogni per il maggior numero di persone senza distinzioni, anche a costo di sacrifici immediati (in termini economici o di doveri) da parte di tutte le classi sociali.
Il secondo tipo di politica, da solo, alle elezioni è perdente, perché sono poche le persone in grado di comprenderlo, e molte quelle che lo considerano sfavorevole rispetto ai propri interessi. La maggior parte degli elettori, inoltre non è capace di fare ragionamenti complessi e previsioni a lungo termine. Ne consegue che la politica del secondo tipo si può fare, eventualmente, solo all'ombra di quella del primo, e con poche risorse economiche.
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