L'io è il soggetto della coscienza. La sua attenzione oscilla tra interazione e metainterazione.
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La prima delle mie due illuminazioni recita:
RispondiElimina"Il meta è uno solo".
**Nel senso che**, quando hai capito che puoi guardare le cose anche dal di fuori / da sopra, poi diventa un modo di pensare, e non ha senso perdere tempo con il meta del meta, come si fa in linguaggio matematico, logico o filosofico.
QUINDI, se hai un'interazione con qualcuno, dal momento in cui ne divieni **consapevole** ( = meta), poi sei AUTOMATICAMENTE in grado di rigirare la cosa in tutti i versi possibili ( = meta di meta, che non ha molto senso).
Detto diversamente, la chiave è la consapevolezza.
Quando arriva, E' consapevolezza DI TUTTO:
- Non solo della semplice interazione;
- Ma anche dei ruoli coinvolti / reciproche aspettative, di quali regole siano in gioco, di quale possa essere il punto / problema chiave (o l'interazione circolare che si autorafforza in negativo), di come potrebbero cambiare le cose, in cosa potresti / dovresti cambiare tu stesso, ecc.
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RispondiEliminaGrazie del commento, ma non ho capito la relazione con il mio post. È una obiezione? Una negazione? Una correzione? Un completamento? Una conferma? Un approfondimento? Comunque io non ho parlato di meta del meta, ma solo di meta. In quanto alla consapevolezza, si tratta di qualcosa il cui significato non è chiaro, ed è comunque relativa (può essere più o meno profonda, completa e rispondente alla realtà). In altre parole, la consapevolezza non è assoluta, non è on/off, ma può avere vari gradi e forme ed essere anche parzialmente falsa.
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