In altre parole, lo scopo del gioco tra A e B è per A è fare in modo che B si comporti il più possibile come piace ad A, ovvero “obbedisca” ai desideri di A. Lo stesso vale per B nei confronti di A.
Gli strumenti (o le armi) e le strategie che i giocatori possono usare per ottenere il massimo vantaggio rispetto agli scopi sopra definiti consistono, a mio avviso, nella regolazione (cioè aumento e diminuzione) della cooperazione e della competizione di ciascuno verso l’altro.
Per esempio, se la persona A trova il grado di cooperazione di B insufficiente rispetto alle proprie aspettative, o non gradisce la posizione gerarchica pretesa da B, A può ridurre il proprio grado di cooperazione verso B, ovvero “allontanarsi” da B o fingere o minacciare di allontanarsi da esso, oppure può cercare di affermare una sua più alta posizione gerarchica rispetto a B o affermare una più bassa posizione gerarchica di B rispetto alla propria (per esempio criticandolo, sminuendolo o umiliandolo). Tutto ciò, nella speranza che B reagisca aumentando la sua disposizione a cooperare con A, ovvero a comportarsi con più impegno come A desidera, cioè a “servire” A di più e meglio.
Il gioco, che può non cessare mai, ha diversi possibili esiti, come i seguenti:
- un compromesso (più o meno stabile) che determina i rispettivi gradi di cooperazione e le rispettive posizioni gerarchiche
- una lotta senza fine, più o meno violenta, per la supremazia
- la cessazione (o rottura più o meno drammatica) temporanea della relazione
- la cessazione (o rottura più o meno drammatica) definitiva della relazione
Infatti viviamo in una società e in una cultura che considerano politicamente scorretta un’interazione sociale in cui ognuno cerchi esplicitamente e assertivamente di farsi servire dall’altro il più possibile, usando qualsiasi mezzo (materiale o morale) per raggiungere tale scopo.
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