Chi dovrebbe cambiare? Dovrei io cambiare il mio modo di essere per farmi maggiormente accettare dagli altri, per non irritarli, per soddisfarli, oppure gli altri dovrebbero cercare di capirmi e tollerarmi anche se sono diverso da loro e la penso diversamente? Dovrei io cercare di essere più simile a loro oppure loro più simili a me? In caso di disaccordo o conflitto, cosa dovrei fare? Adeguarmi al parere della maggioranza oppure battermi per affermare le mie ragioni anche se sono minoritarie e danno fastidio agli altri?
Le risposte a queste domande non possono essere razionali. Dentro ciascuno di noi si combattono il bisogno di appartenenza e quello di individuazione, a volte prevale l'uno, a volte l'altro. Il vincitore tra i due decide le risposte da dare.
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Non credo che si debba cambiare per gli altri...credo che la forzatura a cambiare produca l'effetto opposto. Già i bambini dicono "no" e non ne parliamo gli adolescenti che devono differenziarsi e sentirsi indipendenti. Gli adulti quindi sono radicati a quanto pensano tanto più quanto sono influenzati da atteggiamenti emotivi di fondo che cercano conferme, vogliono difendersi, vogliono misurarsi, sono competitivi, sfidanti. Cambiare è quindi un processo attivo ed una libera scelta. Perché dovrei cambiare? Solo se qualche cosa mi convince, se ne vedo una opportunità per me, per noi tutti. Si cambia se il confronto ed i limiti della realtà del contesto di vita ti fanno capire che è meglio così.
RispondiEliminaGrazie Maria Novella, il tuo commento è molto razionale e lo condivido in quanto tale, mentre il mio post cerca di spiegare quello che avviene a livello inconscio, partendo dall'idea che la maggior parte delle nostre cognizioni e dei nostri pensieri sono determinati, e manipolati, da dinamiche inconsce senza che ce accorgiamo. Infatti continuiamo a illuderci di poter pensare a ciò che liberamente vogliamo, ed di essere noi (in quanto io cosciente) a decidere cosa vogliamo.
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