Il grado di libertà di un essere umano rispetto ad un gruppo sociale è inversamente proporziale al suo grado di appartenenza al gruppo stesso. Infatti una libertà totale comporta un'appartanenza nulla, e un'appartenenza totale comporta una libertà nulla.
Perciò ogni essere umano che non voglia rinunciare completamente alla sua libertà è costretto ad accettare compromessi con il gruppo a cui vuole o deve appartenere. Tali compromessi comportano sempre una restrizione della propria libertà secondo le regole imposte del gruppo ai suoi membri.
Oltre al confronto tra la libertà che un individuo vorrebbe avere e quella che il gruppo di appartenenenza è disposto a concedergli o a tollerare, è importante il confronto tra la libertà di un individuo e quella degli individui con cui esso interagisce.
Un individuo appartenente ad un certo gruppo sociale accetta difficilmente una restrizione della propria libertà se tale limitazione non vale anche per gli altri membri. Altrimenti cercherà di far espellere dal gruppo, o isolare, quelli che si prendono libertà superiori alle proprie.
Infine, essendo la libertà un fattore competitivo, in una società competitiva ogni individuo cerca di limitare il più possibile la libertà altrui con tutti i mezzi possibili, soprattutto economici e psicologici, mistificando le vere intenzioni con false giustificazioni di ogni tipo.
Queste dinamiche, che scaturiscono da sentimenti come invidia, gelosia e risentimento verso le persone più libere da condizionamenti, sono tipiche delle mentalità bigotte ma si riscontrano spesso anche tra i non credenti.
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