Ogni essere umano è un sistema facente parte di un sistema di sistemi, ovvero un microcosmo in continua interazione simbiotica con altri microcosmi, quali gli altri umani.
L'individuo è dunque un mondo, o ha in sé un mondo, il "suo" mondo, che può essere più o meno simile ai mondi altrui. Le differenze dipendono dai corredi genetici, dalle esperienze personali e dal caso.
Mi pare che non si riflette mai abbastanza sulle differenze tra i mondi individuali e sull'opportunità, motivazione o timore, di esplorare i mondi altrui, con o senza un invito o permesso da parte degli interessati. E' un'esplorazione che facciamo più volentieri nei mondi di personaggi virtuali, come quelli dei libri (specialmente romanzi) e dei film, ma siamo ritrosi a fare con persone reali.
A tale proposito, mi convinco sempre di più che esiste una "normale" paura inconscia di esplorare i mondi altrui, tanto più grande quanto più essi ci appaiono diversi dai nostri negli aspetti più profondi.
E' come se temessimo di essere ingoiati dal mondo dell'altro, di diventarne parte e non poter più tornare nel nostro.
E' come se non potesse esistere che un mondo "vero", per cui o è vero il mio o quello dell'altro, e se esplorando il mondo dell'altro scopro che esso è vero, allora il mio è falso, e immediatamente crolla e il mio "io" con esso. Ci fa dunque paura l'idea che il mondo altrui sia vero, o più vero del nostro, come se questo non fosse correggibile o migliorabile.
Del nostro mondo, infatti, siamo disposti a modificare solo gli aspetti marginali, esteriori, ma non quelli fondanti, anche se ci rendiamo conto dei loro difetti e ne soffriamo. Perché si tratta delle basi su cui abbiamo costruito la nostra personalità, per cambiare le quali bisognerebbe abbattere tutto l'edificio per poi ricostruirlo con un progetto diverso. Insomma, cambiare la struttura portante del proprio mondo significherebbe morire (in senso psichico funzionale), e questo, giustamente, fa paura al nostro inconscio, che si difende in tutti i modi da tale eventualità, adottando resistenze al cambiamento che sono sotto gli occhi di tutti.
Ma se siamo consapevoli di questa paura inconscia di cambiare, possiamo superarla con la volontà. Conviene farlo per tre motivi.
Primo, perché la conoscenza dei mondi altrui ci aiuta a capire le ragioni e la logica dei lori comportamenti, i loro bisogni, le loro emozioni, e a negoziare con loro i migliori rapporti possibili, senza necessariamente modificare il nostro mondo.
Secondo, perché nei mondi altrui potremmo scoprire cose utili o piacevoli che possiamo aggiungere, incorporare nel nostro senza modificarne la struttura portante, cioè arricchendolo e potenziandolo senza inconvenienti.
Terzo, perché nei mondi altrui potremmo scoprire cose che potrebbero mettere in discussione il nostro, rilevarne gli errori e aiutarci a correggerlo e migliorarlo in modo più o meno profondo. Perché se è vero che cambiare le fondamenta del proprio mondo equivale a morire, si tratta tuttavia di una morte virtuale, che può dar luogo ad una meravigliosa rinascita dopo un periodo più o meno lungo di crisi in cui costruire nuove abitudini mentali e soprattutto relazionali.
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