2014/03/05

Lo stallo degli utopisti (di Giovanni Gaetani)

Il talento non basta a spiegare il successo di una persona, così come allo stesso modo non è sufficiente la sola fortuna: anche il più talentuoso degli uomini, se gettato in un contesto ostile, non riuscirà a capitalizzare al massimo le sue capacità e predisposizioni; similmente, il più inetto degli uomini, anche qualora si ritrovasse nel contesto più favorevole, non saprebbe che farsene dei mille stimoli e opportunità che gli si parano davanti.

Una metafora può chiarire il discorso: come delle barche a vela, ognuno naviga verso la propria meta; i più fortunati avranno vento in poppa, gli altri, un vento contrario. Ma il navigatore intelligente, perseverante e audace non si lamenta del vento che gli è capitato in sorte, per quanto ostile e disprezzabile possa essere. Egli avrà avuto l'accortezza di costruirsi preventivamente uno scafo leggero e vele grandi. Sa bene che se puntasse la sua prua contro vento, dritto verso il suo obiettivo, si condannerebbe allo stallo – lo stallo degli utopisti. Egli è invece ragionevolmente realista. Navigherà allora di bolina. Sponda dopo sponda si avvicinerà alla sua meta, consapevole del rischio costante di poter fallire – una secca, una vela rotta, il vento che infiacchisce.

Ciononostante, salirà spesso in cima all'albero maestro per scorgere delle correnti nascoste e lontane e, quando e se lo riterrà opportuno, devierà la sua rotta per raggiungerle. Egli sa che una simile audacia non sempre viene ripagata, ma sa altrettanto bene che deve correre il rischio. Se non avesse accettato sin dall'inizio la possibilità del fallimento, tanto sarebbe valso ammainare le vele in un porto, lontano dalle correnti e da ogni possibile tempesta.

(Giovanni Gaetani)

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