2019/06/07

Chi sceglie le esperienze che faremo?

Siamo quasi tutti abituati a farci istruire e stimolare dagli altri, ad ascoltare ciò che trasmette la radio, a vedere ciò che trasmette la TV, a comprare ciò che la pubblicità ci invita a comprare, illudendoci di scegliere tali esperienze. Tuttavia la nostra scelta è limitata a poche opzioni stabilite da altri: possiamo infatti scegliere la stazione radio o il canale TV su cui sintonizzarci, un particolare prodotto fra i tanti pubblicizzati, il giornale o la rivista da leggere tra quelli a cui abbiamo accesso, il social network da frequentare tra quelli che conosciamo ecc.

Una volta effettuata la nostra limitata scelta, subiamo quella di chi gestisce la stazione radio o il canale TV, il giornale, la rivista, il social network ecc, che è molto più ampia e significativa della nostra, con il risultato che saranno altri, a loro scelta, a “scrivere” nella nostra mente, ovvero a programmarla, a determinare l’esperienza che faremo.

L’uomo ha tuttavia (se lo vuole) la facoltà di scegliere a quali stimoli ed esperienze sottoporsi, cioè cosa vedere, cosa ascoltare, cosa leggere ecc. indipendentemente dalle offerte in tal senso che riceve dai mass media.

Si tratta di stabilire cosa si vuole “ricevere” e di andarlo a cercare attivamente, cosa oggi facilitata dai motori di ricerca di Internet. Attualmente è possibile “trovare” (e accedere spesso gratuitamente a) un’infinità di materiale multimediale, cioè testi, immagini, audio, video, podcast di trasmissioni radio e TV già andate in onda, per la propria istruzione e/o il proprio divertimento, selezionabili per titolo, autore, argomento, data, lingua ecc.

Nonostante le innumerevoli opzioni offerte dalla telematica, molti preferiscono che siano altri (pubblicitari, editori, redattori, algoritmi) a scegliere le esperienze mediatiche che faranno. Questo è un effetto del conformismo, che scoraggia le persone a fare cose che altri non fanno, e li spinge a seguire il “main stream” per restare “al corrente” di ciò che succede nella società.

Prendiamo ad esempio l’apprendimento scolastico. E’ la scuola che sceglie ciò che dobbiamo imparare; noi possiamo solo scegliere il tipo di scuola e in certi casi l’insegnante. Diverso è il caso dell’autodidatta, che sceglie non solo la materia di suo interesse, ma anche i testi, o le parti di esso, da leggere o studiare, secondo inclinazioni, gusti e motivazioni personali.

Io credo che se vogliamo imparare ad autogovernarci e a vivere secondo i nostri bisogni e desideri prima che quelli altrui, dovremmo abituarci a scegliere da chi e cosa farci istruire e stimolare, anziché far scegliere a persone o ad algoritmi che nemmeno ci conoscono e che seguono i loro interessi, non necessariamente coincidenti con i nostri.

2 commenti:

  1. Si può essere autodidatti da adulti quando il danno, se di danno si tratta è già fatto.

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  2. Sì può essere autodidatti da adulti quando il danno, se di danno si tratta, è fatto.

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Blog di Bruno Cancellieri