Attraverso la celebrazione di un rito, l’individuo conferma agli altri e/o a se stesso di appartenere al gruppo umano di cui tale rito costituisce una forma caratteristica di riconoscimento e che lo differenzia dagli altri gruppi, cioè dai gruppi che non riconoscono né richiedono tale rito.
La celebrazione di un rito è anche un atto di obbedienza ad un padre (metaforico o metafisico) comune.
Uno dei dieci comandamenti è “ricordati di santificare le feste” perché nel santificare la festa l’individuo conferma la sua sottomissione al dio a cui la festa è dedicata, e la sua fratellanza rispetto alle altre persone che riconoscono lo stesso padre e ad esso si sottomettono.
Il rito è dunque una dichiarazione di unione, di fratellanza, di sottomissione ad un’autorità comunemente accettata.
Chi non celebra il rito dichiara implicitamente di non appartenere al gruppo caratterizzato da tale rito.
La celebrazione di un rito è dunque rassicurante nel senso che rassicura i confratelli e le autorità sulla propria fedeltà al gruppo, allontanando i sospetti di infedeltà e il rischio delle relative ritorsioni.
Dopo la celebrazione del rito ci si sente “a posto con la coscienza” rispetto al gruppo a cui si ha bisogno di appartenere o non si è costretti ad appartenere. Ci si sente come uno che ha “fatto il proprio dovere” ed appartiene perciò a pieno titolo al gruppo.
Si può simultaneamente appartenere a gruppi di vari livelli.
Un primo livello è quello della coppia di coniugi, partner, amici o parenti. In questo caso il rito è costituito da un ricorrente scambio di visite, attenzioni, informazioni, auguri, doni, tenerezze, rapporti sessuali ecc.
Un altro livello è quello della famiglia. In questo caso il rito è costituito dal mangiare insieme e dal fare cose insieme, come viaggiare, visitare mostre e musei, trascorrere insieme vacanze ecc.
Un altro livello è quello del gruppo di amici. In questo caso il rito è costituito dal fare cose insieme, come ballare, mangiare, assistere a spettacoli teatrali, cinematografici, musicali, sportivi, viaggiare, visitare mostre e musei, trascorrere insieme vacanze, drogarsi ecc.
Altri livelli sono costituiti da comunità di vario tipo, nazionalità, razze, professioni, religioni, filosofie, stili di vita, classi sociali, tifoserie sportive ecc.. Ognuno di questi gruppi ha i suoi riti che gli aderenti celebrano, rispettano, onorano come conferme di appartenenza e fedeltà ai gruppi stessi.
Il rito è anche un modo per affermare o confermare un’identità. Una persona ha una certa identità nella misura in cui celebra i riti caratteristici di quella identità.
Chi celebra il rito esige che anche gli altri membri dello stesso gruppo lo facciano, altrimenti non li considera più “congruppali” (commilitoni, camerati, connazionali, correligionari, amici, familiari ecc.).
La celebrazione del rito è necessariamente ricorrente, con una periodicità che varia a seconda del tipo di rito. L’effetto del rito infatti ha una durata limitata e, se non rinnovato, si annulla.
I riti servono a rigenerare l'idea e il senso del noi.
L'arte, l'artigianato, la fotografia, il teatro, il cinema, la letteratura, la musica, contribuiscono ai riti e sono essi stessi dei riti.
I sacrifici comuni, le vittorie comuni, i beni comuni possono anche funzionare da riti.
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