2017/06/22

Una comune visione del mondo

La qualità dell'interazione tra due persone (cioè il grado di soddisfazione dei rispettivi bisogni ottenuto grazie alla interazione stessa) dipende da vari fattori, tra cui il significato che viene dato dagli "attori" alle transazioni che costituiscono l'interazione stessa.

Tale significato non può prescindere da una struttura (o contesto) di riferimento, così come, per dare un significato ad una parola, non si può prescindere dal linguaggio da cui essa è tratta.

Ne consegue che, affinché l'interazione sia soddisfacente, è necessario che colui che emette un messaggio e colui che lo riceve condividano la stesse strutture di riferimento e siano in grado di indicare in modo esplicito o implicito il contesto a cui ogni messaggio va riferito. Solo così è possibile che il messaggio venga interpretato, ovvero compreso, correttamente.

Purtroppo, le strutture di riferimento della comunicazione interumana sono sempre meno condivise (ad eccezione di quelle superficiali della cultura di massa) e le persone sono generalmente incapaci di verificare il grado di condivisione delle strutture stesse e di precisarle attraverso una metacomunicazione. Inutile dire, inoltre, che la maggior parte delle persone non si pone nemmeno i problemi qui sollevati, non si interessa di essi e spesso non è nemmeno in grado di capirli.

Parlando di struttura o contesto di riferimento, intendo una certa visione del mondo e della natura umana, oltre ad un certo sistema di valori. In particolare una conoscenza, o credenza, organica su temi di tipo filosofico, scientifico o religioso, che rispondano a domande come le seguenti: cosa sappiamo dell'origine del mondo e della vita sulla terra e di quella umana in particolare? Come funziona un essere umano? Come funzionano le interazioni tra esseri umani? Quali sono le leggi della natura? In cosa possiamo credere al di fuori di ciò che è dimostrabile scientificamente? Quali regole morali e pratiche dovremmo rispettare perché la sofferenza non prevalga e la società non si distrugga? E così via.

Purtroppo l'umanità è ancora lontana dal condividere una sana e comune visione del mondo. Ne consegue che le interazioni umane continuano ad essere difficili, insoddisfacenti e insufficienti, e spesso si sviluppano in senso conflittuale e distruttivo anziché cooperativo e costruttivo. Quel che è peggio, è che, grazie agli sviluppi delle scienze e delle tecnologie, il potenziale di distruttività umana è molto aumentato e continua a crescere.

Per concludere, per migliorare lo stato dell'umanità, bisognerebbe arrivare ad una visione del mondo condivisa dalla maggioranza degli esseri umani, la quale contenga anche nozioni utili per autogovernarsi e interagire con gli altri nel modo più soddisfacente possibile. Una visione del mondo che mi sembra promettente in tal senso è quella di Edgar Morin.

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Blog di Bruno Cancellieri