2020/09/17

Sulle specializzazioni accademiche negli studi umanistici

Per spiegare cosa intendo quando, seguendo il pensiero di Edgar Morin, lamento le sterili specializzazioni delle “scienze umane e sociali” nel mondo accademico ancora oggi, faccio l’esempio contrario della medicina. 

Esiste la medicina generale (da cui si formano tutti i medici, sia generici che specialistici) e le varie specializzazioni (da cui si formano medici specialisti). Questo sistema è buono e giusto perché si parte da una conoscenza generale del corpo umano per poi approfondire i vari aspetti, come se si osservassero attraverso lenti di ingrandimento, o zoom. 

Nelle scienze umane e sociali ci sono diverse specializzazioni (filosofia, sociologia, psicologie varie, psicologia sociale, antropologia, linguistica, ecc.) ma purtroppo manca una “umanologia” generale, ovvero uno studio d’insieme di tutto ciò che riguarda la parte “spirituale” (nel senso di immateriale) dell'uomo sia a livello individuale che sociale (di quella materiale si occupano la medicina e la biologia). Chiedete infatti a un po’ di persone cosa sia un essere umano e come funzioni e avrete le risposte più vaghe, evasive, superficiali e fantasiose, o nessuna risposta, come se si trattasse di una domanda bizzarra che non merita alcuna risposta.

A causa della mancanza di una “umanologia” generale, le varie specializzazioni, nonostante le buone intenzioni di interdisciplinarità, non si integrano e non cooperano tra di loro che in minima parte, più di nome che di fatto, ma ognuna procede in realtà per suo conto, senza rendere “conto” alle altre delle sue teorie, cioè senza verificare che le sue cognizioni siano “coerenti” con la parte generale (che manca) e con gli altri studi specialistici. Non si tratta quindi di abolire le specializzazioni umanistiche, ma di creare, come auspicano Morin, Bateson e altri, una “specializzazione generalista”, che integri tutte le altre specializzazioni in un insieme organico e coerente.

Senza questa base generale, tutta da inventare, che Luigi Anepeta chiama “panantropologia”, è illusorio pensare ad una integrazione organica delle varie specializzazioni umanistiche, come avviene invece fruttuosamente in medicina. Il risultato è una generale inefficacia (e incoerenza) delle specializzazioni umanistiche rispetto ai problemi dell’umanità, sia a livello individuale che sociale, nonostante il fatto che gli studi umanistici dovrebbero avere come missione proprio la soluzione dei problemi umani.

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Blog di Bruno Cancellieri