La vita sociale è regolata, tra le altre cose, da due motivazioni opposte: cooperazione e competizione, che talora si escludono a vicenda e altre volte si intrecciano. Spesso, infatti, cooperiamo con alcuni per poter competere con altri e, viceversa, competiamo con alcuni per poter cooperare con altri. D'altra parte, spesso cooperiamo e al tempo stesso competiamo nei confronti di una stessa persona.
La cooperazione può riguardare sia la convergenza delle forze individuali per un obiettivo comune, sia il mutuo aiuto in caso di bisogno.
La competizione può riguardare sia la conquista di una risorsa non condivisibile o di una posizione gerarchica, sia la dominazione o il controllo di una persona sull'altra.
Una particolare forma di competizione, connessa con la competizione, è la selezione, intesa come la capacità che un individuo ha di scegliere le persone con cui interagire, quanto e come farlo. Il fenomeno della selezione comporta un particolare tipo di competizione, che consiste nel cercare di creare le condizioni per essere scelti da qualcuno come partner (amico, camerata, collaboratore, collega, amante, coniuge ecc.) invece di altri, o prima di altri.
In questo quadro, la morale di stampo cristiano, in nome di un'illusoria auspicata socialità puramente cooperativa, ci induce a rimuovere dalla coscienza il nostro spirito competitivo e selettivo, che tuttavia continua ad agire inconsciamente e in modo nascosto, mistificato e dissimulato.
La mente (detta anche psiche) è sempre occupata a gestire, consciamente o inconsciamente, i rapporti con gli altri, dosando opportunamente, con ognuno di essi, cooperazione e competizione.
In tale prospettiva, considerando l'interdipendenza strutturale degli esseri umani, la felicità dipende dalla riuscita della cooperazione reciproca tra le persone, dove tutti gli interattori guadagnano in termini di soddisfazione dei propri bisogni, a spese di nessuno o di qualcuno esterno al "gruppo felice".
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