Ognuno cerca di dimostrare di saperla più lunga del prossimo perché la "lunghezza" del sapere è un parametro che contribuisce a determinare lo status, ovvero il prestigio, potere o posizione gerarchica di una persona nella comunità. In ogni dimostrazione di sapere c'è dunque un conflitto di interessi tra l'esigenza di verità e quella di dimostrare che la propria verità sia più vera di quella del prossimo, ovvero che la verità del prossimo sia meno vera della propria. A causa di tale conflitto l'interesse a capire la verità del prossimo è superato dall'interesse a dimostrarne la non verità. Risultato è che tendiamo a cercare difetti anziché pregi nel pensiero altrui (a meno che il pensiero altrui non corrisponda perfettamente al proprio e perciò lo confermi). A tale scopo tendiamo ad attribuire al pensiero altrui caratteristiche e proprietà negative che esso non ha, cosa facilitata dal fatto che non facciamo abbastanza sforzi per capirlo.
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