2015/08/20

La paura del confronto

Una delle cose che più disturbano un essere umano è il confronto, in termini etici o intellettuali, rispetto a un altro, o alla media degli altri membri della comunità di appartenenza.

L'ipotesi di essere peggiore di un altro, a livello inconscio, è terrificante perché implica il rischio di essere, a causa di ciò, esclusi dalla comunità o relegati ad un rango inferiore. Per proteggere la psiche da tale inquietante eventualità, un meccanismo di difesa inconscio provvede ad evitare ogni occasione di confronto in termini etici e intellettuali, a non percepire le differenze di valore tra esseri umani (comprese le proprie inferiorità ma, paradossalmente, anche superiorità), e a considerare inopportuno, sconveniente, deprecabile, temerario, vizioso, asociale lo stesso atto del confrontare, col risultato che, se uno osa accennare o alludere direttamente o indirettamente al fatto che esistono persone migliori di altre, anche senza fare nomi, viene tacciato di presunzione e arroganza, e suscita antipatia. Al tempo stesso l'umiltà, intesa come astensione dal giudizio comparativo, viene da molti considerata la somma virtù.

Infatti mi aspetto che una buona parte delle persone che leggeranno questa mia riflessione ne saranno disturbate e penseranno che sono presuntuoso e arrogante, e che mi ritengo superiore a loro, cosa infondata dal momento che non so nemmeno chi mi leggerà. Tuttavia alcune di queste persone interpreteranno questo mio scritto come il tentativo di dimostrare che sono migliore di loro, e mi condanneranno per questo, che sentiranno come un insulto personale.

Vi chiederete allora perché, sapendo che così mi rendo antipatico a molti, ogni tanto scrivo cose in cui esplicitamente o implicitamente parlo di valori umani in senso comparativo, specialmente della necessità di migliorare il proprio comportamento a livello individuale e colletttivo. La risposta è: perché lo sento non solo come un diritto, ma come un dovere morale, in quanto penso che il progresso civile dipende dalla diffusione del giudizio di valore etico e intellettuale sul comportamento umano. Infatti, se nessuno osa giudicare, se criticare è tabù, viene a mancare la motivazione a migliorare, anzi, si arriva all'assurdo di aver paura di migliorare per evitare il rischio di essere accusati di arroganza, e di voler essere superiori agli altri.

Per quanto mi riguarda, io non cerco di essere superiore agli altri, ma a me stesso. Tuttavia, a chi cerca di migliorare se stesso capita involontariamentte, strada facendo, di superare qualcun altro. E adesso lapidatemi.

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Blog di Bruno Cancellieri