2015/04/28

Visioni del mondo e i loro effetti nei rapporti umani

Ogni essere umano ha una visione del mondo, cioè una percezione soggettiva e parziale della realtà, in base alla quale il suo comportamento viene determinato da processi mentali consci e soprattutto inconsci. Una visione del mondo include oggetti, persone, fatti, concetti, valori, sentimenti, intenzioni ecc..

Nella visione del mondo di un individuo sono inclusi (di fatto o potenzialmente) tutti gli altri individui e ad essi vengono attribuite conoscenze e intenzioni. In termini più generali, si può dire che nella visione del mondo di una persona sono conenute le visioni del mondo delle altre persone, visioni che possono essere conosciute, intuite o previste in qualche misura.

Per essere più preciso uso le seguenti espressioni simboliche:

  • X: è un primo individuo
  • VMx: è la visione del mondo di X
  • Y: è un secondo individuo
  • VMy: è la visione del mondo di Y

E osservo che:

  • in VMx sono contenuti anche Y e VMy
  • in VMy sono contenuti anche X e VMx
  • X sa di essere incluso in VMy
  • Y sa di essere incluso in VMx

Un individuo può rivelare agli altri la sua visione del mondo in misura più o meno estesa. Ad esempio, se si tratta di un autore di libri, la esprimerà in modo esteso attraverso i suoi scritti; se si tratta di una persona poco loquace e riservata, la esprimerà in modo molto limitato.

Per poter decidere che atteggiamento tenere verso gli altri, ognuno ha bisogno di farsi un'idea della visione del mondo di ogni altro, soprattutto di quale sia (di fatto o potenzialmente) il proprio posto nella visione del mondo dell'altro, cioè cosa l'altro si aspetta da lui, che ruolo o status gli attribuisce, che intenzioni ha nei suoi confronti, cosa pensa di lui, come lo giudica ecc.

Se l'altro non ci rivela la sua visione del mondo in generale, e in particolare per quanto ci riguarda, sopperiamo a tale carenza di informazioni con il nostro intuito, immaginazione o pregiudizio, e prevediamo la sua visione del mondo (e di noi in particolare) sulla base degli elementi a disposizione come il colore della pelle, il modo di vestire, qualche parola detta o scritta, il suo accento, la sua sicurezza o insicurezza, le sue emozioni, dove abita, che posti o persone frequenta ecc..

In un modo o nell'altro, arriveremo a determinare se il nostro posto nella visione del mondo dell'altro è per noi favorevole o sfavorevole. In altre parole, se, in base alla configurazione della visione del mondo dell'altro (con le sue regole, i suoi principi, le sue conoscenze, le sue convinzioni, le sue preferenze ecc.), noi risultiamo, dal punto di vista dell'altro, più o meno buoni o cattivi, attraenti o repellenti, degni o indegni, apprezzabili o disprezzabili, interessanti o noiosi, in credito o debito ecc.

Questo processo di determinazione del proprio valore nella visione del mondo altrui è normalmente inconscio e involontario, e avviene sempre e comunque. In base a quanto sia per noi favorevole o sfavorevole il risultato di tale determinazione, avremo verso l'altro un atteggiamento spontaneo di simpatia o antipatia, attrazione o repulsione, amore o timore, apprezzamento o disprezzo ecc..



CONCLUSIONE

Considerato quanto sopra esposto, direi che le difficoltà nei rapporti umani dipendono molto da conflitti, incompatibilità o attriti tra visioni del mondo individuali percepite inconsciamente come valutazioni personali sfavorevoli, e, se vogliamo fare qualcosa per migliorare i rapporti, dovremmo fare tutti uno sforzo per esprimere nel modo più esteso e approfondito possibile la nostra visione del mondo (in modo da ridurre il rischio che l'altro la interpreti o intuisca in modo fallace), e incoraggiare gli altri a fare altrettanto.

Ma la cosa più importante è interessarsi alle visioni del mondo altrui e cercare di capirle anche quando emotivamente ci disturbano.

2 commenti:

  1. Non sono del tutto convinta della conclusione. Mi sembra forzato dire che ognuno dovrebbe esprimere nel modo piu' esteso e approfondito la propria visione del mondo e in particolare il posto che hanno gli altri in essa.
    Prima di tutto per i mezzi. Non possiamo essere tutti scrittori o blogger. Non possiamo nemmeno parlarne continuamente o annoiamo i nostri interlocutori.
    Secondo, piu' importante: i rapporti sociali si basano prevalentemente proprio sulla NON comunicazione all'altro del nostro pensiero su di lui... Che ne sarebbe se dicessimo a tutti la verita'? ;-) Tipo: "Nella mia visione del mondo la cultura e' centrale, la sua ignoranza proprio non mi va a genio, dovrebbe passare piu' tempo in biblioteca!" So che e' un po' estremo ma e' per fare un esempio esplicito...

    RispondiElimina
  2. Valeria, capisco le tue perplessità. Tuttavia che non intendevo che ognuno dovrebbe dire sempre tutto quello che pensa a qualunque interlocutore, a cui invece va detto solo quello che è "appropriato" dire tenendo conto delle capacità di comprensione del ricevente e del suo carattere. Ci sono persone che si arrabbiano se uno dice cose che contrastano con la loro visione del mondo e non cercano nemmeno di capire le ragioni di chi la pensa diversamente. Con esse conviene evitare di fare critiche dirette o indirette, in quanto sarebbero controproducenti.
    Io mi riferivo soprattutto all'espressione pubblica, come quella che si può fare in un sito web, blog o social network, e a quella privata limitatamente a persone che sappiamo non essere permalose o intolleranti alle critiche dirette o indirette.
    Non ho nemmeno proposto di parlare continuamente. Tra il parlare sempre e il non parlare mai c'è un continuum e dovremmo capire quando è appropriato parlare e quando tacere.

    RispondiElimina

Blog di Bruno Cancellieri