La "hybris" (ovvero arroganza, tracotanza, superbia, presunzione, auto-sopravvalutazione ecc.) è un difetto umano che si può manifestare sia nei confronti di altre persone che nei confronti della natura, ovvero dell'ambiente naturale o della divinità. Perciò mi riferisco alla prima come "hybris sociale" e alla seconda come "hybris ecologica".
Per "anti-hybris" intendo il contrasto e la punizione nei confronti delle persone considerate arroganti da parte di altre persone ("anti-hybris sociale") o da parte della natura ("anti-hybris ecologica").
Giudicare se una certa azione o attività umana sia da considerarsi un atto di arroganza (sociale o ecologica), è difficile e si presta a errori dalle tragiche conseguenze. Infatti ho l'impressione che molto spesso non vengono considerati arroganti comportamenti che lo sono, e vengono considerati arroganti comportamenti che non lo sono.
Qual'è il criterio con cui la gente riconosce l'arroganza? Credo che esso consista nella semplice formula: è arrogante chiunque creda di essere più saggio di me o delle persone della mia comunità che io considero autorevoli.
Infatti si può dire che la saggezza (comunque ognuno la intenda) sia il criterio per stabilire l'arroganza, ovvero che arrogante è colui che si ritiene saggio senza esserlo, ovvero sopravvaluta la sua saggezza.
Ma che significa essere saggi? E chi può giudicare la saggezza di una persona o di se stesso?
Credo che la saggezza abbia a che fare con la conoscenza, ma non con la sua quantità di questa, bensì con la sua qualità. Infatti, l'importante è conoscere le cose opportune, quelle che è importante conoscere, quelle che riguardano il nostro benessere e quello delle persone da cui dipendiamo, perché la conoscenza non deve essere fine a se stessa ma al buon vivere, ovvero alla felicità, comunque essa sia definita.
La saggezza ha anche a che fare con l'etica, se si assume che l'uomo non può vivere se non in società e che la vita sociale è possibile solo se i membri di una comunità rispettino un certa etica. In tal senso la saggezza serve a definire le regole etiche della vita sociale e a verificarne il rispetto, non in nome di principi astratti fini a se stessi, ma al fine dell'umana felicità.
La saggezza risponde dunque a domande come: cosa è giusto fare per vivere insieme felicemente? Come è giusto organizzare la società? Come distribuire il potere, i beni, i ruoli e le posizioni gerarchiche? Come giudicare e condannare le persone che non rispettano le regole sociali?
E' dunque evidente che la saggezza abbia importanti conseguenze per ogni membro della società, perché da un certo criterio di saggezza può dipendere il suo status sociale. Infatti, siccome la saggezza esprime giudizi di opportunità e condanne morali, essa è affetta da conflitto di interessi e soggetta a manipolazioni da parte delle persone interessate ai suoi giudizi.
Capiamo allora come il giudizio di arroganza da parte di una certa persona sia direttamente legato alla difesa del proprio criterio di saggezza, che è normalmente quello più favorevole a se stessa. In estrema sintesi, vale dunque la formula: è arrogante chi afferma che i suoi criteri di saggezza siano migliori (ovvero più veri ed efficaci) dei miei. E siccome i criteri di saggezza scaturiscono da una filosofia, è arrogante chi presume che la sua filosofia sia migliore della mia, ovvero chi critica la mia filosofia, che può anche essere assenza di filosofia. Tale formula è normalmente inconscia.
Ogni essere umano ha paura del giudizio altrui perché è dipendente da esso e fa di tutto per evitare di essere mal giudicato, come scegliere le filosofie che lo assolvono e contrastare qualsiasi filosofia contrastante con la propria, fino al punto di abbracciare una filosofia in cui il giudicare è considerato un male, e la saggezza consiste nel non giudicare né se stessi né gli altri.
Quando interagiamo con altre persone, non dobbiamo dunque mai dimenticare che i nostri interlocutori non tollerano di essere da noi giudicati, e se percepiscono un giudizio sfavorevole da parte nostra reagiscono normalmente accusandoci di arroganza.
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