2016/10/30

L'uomo è un animale dialettico

L'Uomo è un animale dialettico perché ha bisogni antitetici come: servire ed essere servito, conformarsi e differenziarsi, competere e cooperare. Saggio è colui che sa riconoscere, conciliare, armonizzare e soddisfare questi opposti.

Contro di me

Qualsiasi cosa io dica o faccia, non dica o non faccia, può essere usata contro di me.

Chris Rea - Long Is The Time, Hard Is The Road

2016/10/29

Verità, opinioni, conflitti e bias cognitivo

Esprimere apertamente un'opinione su un certo tema può facilmente dar luogo a conflitti, a livello personale, con coloro che su quel tema hanno un'opinione diversa, ovvero che ritengono quella opinione falsa, inaccettabile o disturbante. Questo avviene specialmente con opinioni che hanno a che fare con il comportamento umano e, in particolare, con l'etica, i costumi sociali, le religioni, le filosofie e la politica.

2016/10/28

Una differenza tra la donna e l'uomo

Una importante differenza tra la donna e l'uomo: raramente una donna si concede sessualmente ad una persona dell'altro sesso senza pretendere qualcosa in cambio, come ad esempio fedeltà, protezione o beni materiali o immateriali; un uomo, invece, lo fa normalmente.

Superiorità e antipatia

Il motivo per cui chi mostra le proprie inferiorità ci è simpatico e chi non nasconde le proprie superiorità ci è antipatico, è che la superiorità degli altri ci inquieta, così come la loro inferiorità ci rassicura.

Vedi anche:
The charm of vulnerability
How to talk about yourself

Intorno alla leggerezza

Collegamenti


Italo Calvino, lezione sulla leggerezza
Roma vista dal drone
Vivere con più leggerezza (audio di Laura Campanella)

Aforismi


"... l'agile salto improvviso del poeta- filosofo che si solleva sulla pesantezza del mondo, dimostrando che la sua gravità contiene il segreto della leggerezza, mentre quella che molti credono essere la vitalità dei tempi, rumorosa, aggressiva, scalpitante e rombante, appartiene al regno della morte, come un cimitero d'automobili arrugginite." [Italo Calvino]

2016/10/27

Il problema del cambiamento personale

Credo che qualsiasi cambiamento di una persona abbia un impatto più o meno grande, favorevole o sfavorevole, nella vita di una o più altre persone e, il più delle volte, è favorevole ad alcuni e sfavorevole ad altri.

Per questo ogni cambiamento personale è, secondo me, problematico e anche per questo l'essere umano è poco propenso a cambiare, o ha una paura conscia o inconscia di farlo. Non parlo di cambiamenti esteriori come cambiare pettinatura o abito, ma di cambiamenti nel comportamento, soprattutto se riguardano una crescita personale, una responsabilità, una posizione politica, filosofica, etica o religiosa, lo stile di vita o interessi culturali.

Per esempio, la crescita personale di una persona, cioè una maggiore conoscenza, cultura, indipendenza intellettuale, libertà da condizionamenti, intelligenza, assertività, status sociale, può dare fastidio a coloro non beneficiano di tale cambiamento e si ritrovano sfavoriti nel confronto con chi è cresciuto più di loro. E' come se il loro status sociale fosse diminuito. Infatti lo status sociale di una persona è sempre relativo a quello altrui, e se quello di uno sale, quello altrui scende più o meno. Nello status ciò che conta è la differenza tra le persone.

Per concludere, chi intende cambiare nel senso di una crescita personale, deve tener conto del fatto che il suo cambiamento sarà probabilmente sgradito a qualcuno.

2016/10/26

Il bisogno (e il piacere) di ubbidire e servire, comandare e dominare

Io suppongo che tra i bisogni umani (innati e acquisiti) ci siano anche quelli di ubbidire e servire, e quelli di comandare e dominare. Si tratta di bisogni che sono spesso oggetto di disprezzo, censura, mistificazione e rimozione in senso psicoanalitico. Tuttavia essi agiscono anche quando non vengono riconosciuti e la loro insoddisfazione genera stress, ansia e altri disturbi psichici e psicosomatici.

2016/10/25

La fede e i suoi benefici

La fede è uno stato mentale in cui si è convinti che qualcuno o qualcosa (idea, comportamento, pratica, formula, procedura, disciplina, regola, metodo, credenza, tradizione, filosofia, religione, ecc.) ci procurerà un bene. È un'aspettativa di bene e, come tale, procura piacere. Vale a dire che anche la fede in qualcosa di assurdo può farci sentir bene (c'è una differenza tra sentirsi bene e star bene). La fede è dunque, per definizione, un placebo, che in latino significa letteralmente, appunto, "piacerò".

Chi vuole cambiare?

La gente non vuole cambiare ed è disturbata da chi le chiede di farlo.

2016/10/24

Desiderio 20161024

Guardare la realtà con serenità, senza aspettative negative, senza pregiudizi, pronto a cambiare idee ed emozioni su tutto.

Domande sulla attitudine di una persona a interagire con altri

Data una persona x:

  • Con chi x {è / non è} disposto a interagire?
  • In quali modi, ruoli, limiti, regole, condizioni x {è / non è} disposto a interagire?
  • Quanto è soddisfatto il bisogno di x di interagire?
  • Quali tipi di interazione x sta {cercando / evitando} e con quali tipi di persone?
  • Di quali tipi di interazione x ha bisogno e con quali tipi di persone?
  • Con quali persone x ha interagito in passato (sin dall'infanzia)?

Una nuova piramide dei bisogni umani

In alternativa o aggiunta alla famosa piramide di Maslow, propongo questa, basata sulla mia psicofilosofia dell'autogoverno di cui potete leggere in Manuale di autogoverno.


Realtà e spiegazioni

Ci sono cose nella realtà che la gente chiama con nomi diversi credendo che si tratti di cose diverse. Ci sono stati psicoanalisti a loro insaputa, come ad esempio Nietzsche, che hanno ispirato gli psicoanalisti propriamente detti. Non mi preoccuperei di definire i campi accademici precisi nei loro confini per definire un concetto. Quello che conta sono gli effetti e gli affetti. Le spiegazioni possono essere più o meno scientifiche e basate su discipline intellettuali diverse ma a volte una spiegazione meno scientifica può essere più efficace e utilizzabile, ai fini pratici, di una scientificamente più rigorosa.

2016/10/23

Desiderio 20161016

Vorrei restare sereno e socievole anche di fronte a persone che non mi piacciono o mi disturbano.

2016/10/22

Inferiorità, moralismo, misantropia, antipatia

Inferiorità, moralismo, misantropia, antipatia. Potrebbe essere una catena di cause ed effetti. A partire da una inferiorità oggettiva o percepita, possiamo diventare moralisti per cercare di arginare la prevaricazione dei forti sui più deboli o per compensare una inferiorità fisica o sociale con una morale o intellettuale. Dal moralismo è facile passare alla misantropia dato che quasi tutti gli esseri umani si comportano egoisticamente e ingiustamente nei confronti del prossimo. E il moralista e il misantropo si rendono fatalmente antipatici agli occhi delle persone che condannano o disprezzano direttamente o indirettamente.

Cosa pensano veramente gli altri di noi?

Cosa pensano veramente gli altri di noi? Non possiamo mai saperlo con certezza perché difficilmente qualcuno ci dirà sinceramente quello che pensa di noi. Infatti, quando diciamo a qualcuno ciò che pensiamo di lui mentiamo per non ferirlo o per evitare che si comporti in modo a noi sfavorevole.

Il desiderio dell'altro

Ognuno desidera essere desiderato da qualcuno per qualche motivo.

Chi desidera chi è perché?

Perché si desidera una persona? Per far sì che ci desideri, che ci serva, che ci dia qualcosa in cambio della nostra presenza o cooperazione.

Chi non desidera chi è perché?

Perché non si desidera una persona? Perché si pensa che quella persona non ci desidera, che non possa o voglia darci nulla, che non abbia nulla da darci, o che possa nuocerci.

[da continuare]

Razionalità e semirazionalità

Razionalità è la capacità di analizzare un tema o concetto, cioè di dividerlo nei suoi componenti (visibili o intuibili), di esaminare le funzioni e caratteristiche di ciascuno di essi, e le loro relazioni e interazioni.

La semirazionalità è una razionalità lacunosa, dove alcuni componenti e/o alcune relazioni e interazioni tra di essi sono ignorati, trascurati o minimizzati. Il motivo di tali lacune è da ricercare nell'ignoranza o nei meccanismi di difesa inconsci della psiche, che mirano ad evitare di scoprire una realtà in cui il soggetto risulta inadeguato rispetto al sistema di valori della comunità di appartenenza o indegno del potere o prestigio raggiunto.

La paura della virtù

L'intelligenza di una persona disturba i meno intelligenti perché li fa sentire tali. Lo stesso vale per altre virtù o capacità, come la generosità, la conoscenza, il coraggio, l'eleganza, la laboriosità, la responsabilità, la razionalità ecc. Il contrario vale per molti difetti o incapacità. Infatti, ad esempio, la stupidità di una persona piace ai meno stupidi perché che li fa sentire tali. Questa è anche una chiave dell''umorismo.

2016/10/21

Il bisogno di essere desiderati

Credo che uno dei bisogni umani più importanti (dopo quelli affini ai bisogni animali) sia quello di essere desiderati, al quale si accompagna la paura di essere indesiderati.

Per un essere umano essere indesiderato dagli altri costituisce un grave pericolo di esclusione sociale e quindi di morte, a meno che non vi sia un certo numero di persone che dimostrano di desiderarlo. Al contrario, essere desiderato assicura la possibilità di interagire in modo da soddisfare una grande quantità di bisogni la cui soddisfazione dipende dalla cooperazione altrui.

[da continuare]

2016/10/19

Essere persona non grata

Ho l'inquietante sensazione di essere come gli altri non mi vogliono, e che per soddisfarli io debba fare violenza a me stesso, debba morire, e rinascere con una personalità che non mi piace.

2016/10/18

Il peccato originale civile

Anche nella sfera civile c'è un peccato originale che riguarda tutti gli esseri umani. Il fatto di essere nati homo sapiens, cioè un animale completamente dipendente dagli altri, implica dei doveri verso il prossimo, che tendiamo a disattendere per amore della nostra libertà individuale.

Non si fa mai abbastanza per il bene comune perché ancora di più ci interessa quello personale. Soprattutto, si fa troppo poco per combattere i mali della società e le loro cause. Per questo siamo costantemente nel peccato civile e, per evitare l'angoscia che esso ci provoca, lo rimuoviamo nell'inconscio.

Tuttavia, dal momento che i mali della società sono sotto gli occhi di tutti, non possiamo fare a meno di accusare qualcun altro di esserne responsabile. Viviamo quindi in una situazione di falsità permanente, cercando di dimostrare di avere più meriti che demeriti rispetto alla società e di non essere corresponsabili dei suoi mali,

Vedi anche Il problema (e la paura) della responsabilità.

2016/10/17

Il problema (e la paura) della responsabilità

Il concetto di responsabilità è uno dei più problematici per l'umanità. Su di esso si basano l'etica, la politica e le dinamiche interpersonali. Essere responsabili di una situazione significa, infatti, avere avuto o avere ancora il potere e la libera volontà di determinarla nel bene o nel male.

L'Uomo tende ad assegnare ad una o più persone la responsabilità di qualunque cosa accada al mondo ad eccezione dei fenomeni puramente naturali. Molti pensano, infatti, che tutto ciò che accade avvenga per volontà di qualcuno, cioè di un essere umano o gruppo di esseri umani, oppure di Dio o altra entità spirituale.

Il desiderio di influenzare gli altri

Ognuno vorrebbe influenzare il comportamento altrui in senso direttivo e limitativo. Cioè ognuno vorrebbe che l'altro faccia certe cose che a lui piacciono e non certe altre che a lui dispiacciono. E ognuno usa i mezzi e le risorse a sua disposizione per spingere o costringere l'altro a comportarsi secondo i propri desideri. Il senso del potere e tutto qui: poter determinare il comportamento altrui secondo i propri desideri. Chi ci riesce è potente, chi non ci riesce impotente.
Si tratta però di un desiderio che molti non ammettono e rimuovono nell'inconscio.

2016/10/16

Portatori abituali di ostilità

Ci sono persone che hanno una permanente carica di negatività (frustrazione, odio, rabbia, paura, aggressività ecc.) che cerca e coglie qualsiasi occasione per esprimersi. Tali persone sostengono che le proprie reazioni emotive siano causate da particolari circostanze, persone o eventi a loro esterni e ostili. In realtà quelle presunte cause sono solo pretesti per giustificare il malumore, il disagio e l'ostilità accumulati precedentemente. È difficile che uno ammetta di essere portatore abituale di ostilità.

Cooperazione vs. competizione

I rapporti umani sono segnati da due opposte tendenze naturali: l'istinto di cooperazione (senza il quale la specie umana si estinguerebbe) e quello di competizione, senza il quale non ci sarebbero progresso tecnologico, né, dittature, né guerre.

Cosa può vincere una paura

Una paura può essere vinta solo da una paura più grande o da un incentivo più potente.

2016/10/13

Il potere socializzante della musica

Quando riascolto una musica che ho ascoltato insieme con altre persone con cui ho un buon rapporto, è come se quelle persone fossero di nuovo vicine a me durante l'ascolto. Questo è uno dei poteri della musica, costituire un rito e una conferma di appartenenza sociale che corrisponde ad un bisogno umano primario.

I miei sentimenti, la mia volontà e i miei bisogni

I miei sentimenti, le mie emozioni, le mie allegrie, le mie tristezze, i miei entusiasmi, le mie euforie, le mie paure, i miei coraggi, i miei sconforti, le mie motivazioni ecc. sono causati da circostanze ed eventi dipendenti dalla mia persona (oltre che dal comportamento altrui) ma indipendenti dalla mia volontà. Io posso tuttavia cercare di capirne le cause, prendere decisioni e agire al fine di modificare sia le circostanze e gli eventi che causano i miei sentimenti, sia la mia mappa cognitivo-emotiva (in cui sono programmate le mie reazioni emotive), nei tempi e nei modi possibili, necessari e appropriati al fine di soddisfare i miei bisogni in modo più "soddisfacente".

2016/10/11

Ragioni e punti di vista

Ognuno ha ragione dal suo punto di vista. Perciò l'importante non è avere ragione, ma avere un punto di vista più alto.

Meditazione decisionale

In ogni momento noi scegliamo cosa fare e non fare, cosa pensare e non pensare, dove rivolgere la nostra attenzione e dove non rivolgerla. Lo facciamo spontaneamente, cosciamente o inconsciamente, senza seguire un metodo particolare. Mi chiedo se non sia possibile definire un metodo per prendere decisioni e fare scelte in modo più efficace, più utile, ovvero più soddisfacente rispetto ai nostri bisogni e fini innati e acquisiti.

La libertà fondamentale

La libertà fondamentale di un essere umano è quella di scegliere dove guardare e con chi o cosa interagire. Tale libertà è limitata dalle sue paure consce e inconsce che gli sottraggono una quantità di opzioni.

Onestà e politica

Non dobbiamo chiedere ai politici di essere onesti (una pia illusione) ma agli onesti di occuparsi di politica dopo aver dimostrato di esserne capaci. Finché gli onesti si tengono fuori dalla politica limitandosi ad inveire contro i politici disonesti, questi continueranno indisturbati a fare i loro giochi.

Idee mattutine

Le mie idee migliori mi vengono al mattino, appena sveglio, prima di aprire gli occhi.

Servi, padroni e libertà

L'Uomo ha bisogno di servi e padroni, e della libertà di scegliere gli uni e gli altri. Servo è tutto ciò che ci può servire, padrone tutto ciò che ci può guidare e deresponsabilizzare: materie, oggetti, persone, idee, bisogni, passioni, religioni.

2016/10/10

La comunicazione creativa negata

La difficoltà di comunicare in modo creativo da parte di quasi tutti gli esseri umani

Gli esseri umani mi sembrano fortemente limitati nelle loro capacità di comunicazione con persone al di fuori della loro cerchia di familiari, amici, colleghi, clienti e fornitori. Ed anche all'interno di tale cerchia, la comunicazione mi sembra molto limitata sia nei tipi di temi trattati, sia nella profondità del trattamento.

Bisogni, fini e mezzi

Secondo me, un fine è una strategia per soddisfare un bisogno. In altre parole, prima viene il bisogno e poi il fine, e il secondo è un mezzo per soddisfare il primo. Il fine si traduce poi in uno o più bisogni di ordine inferiore rispetto al precedente, i quali danno luogo ad altrettanti fini.
Ogni fine costituisce quindi un mezzo per raggiungere uno o più fini di ordine superiore ovvero per soddisfare uno o più bisogni di ordine superiore rispetto a quello associato al fine stesso.
Il bisogno (e il conseguente fine) di ordine più alto, il primo in ordine filogenetico, è il bisogno di riprodursi che hanno i geni di ogni specie.


Fini, simpatia e antipatia. Ciò che regola i rapporti umani

Si interessano a me e mi trovano simpatico coloro che mi percepiscono come alleato rispetto ai propri fini. Al contrario, mi temono e mi trovano antipatico coloro che mi percepiscono come antagonista rispetto agli stessi fini. Anche io mi comporto così verso gli altri. I rapporti umani sono regolati dai fini di ognuno di noi e dalla nostra percezione conscia o inconscia dell'aiuto o impedimento che gli altri possono costituire per il raggiungimento dei fini stessi, i quali sono costituiti dai nostri bisogni primari e secondari, innati e acquisiti, consci e inconsci, autoprodotti e indotti dagli altri.

2016/10/09

Marvin Minsky sulla causalità

Si direbbe che il nostro cervello ci spinga a rappresentare delle dipendenze. Qualunque cosa accada, non importa quando o dove, siamo inclini a domandarci chi o che cosa ne sia responsabile. Questo ci porta a scoprire spiegazioni che altrimenti non riusciremmo a immaginare e ci aiuta a prevedere e a regolare non solo ciò che accade nel mondo, ma anche ciò che accade nella nostra mente. Ma se queste stesse tendenze ci spingessero a immaginare cose e cause che non esistono? In tal caso inventeremmo falsi dei e superstizioni, e ne vedremmo la mano in tutte le coincidenze casuali. In realtà, forse, quella strana parola “io”, come quando si dice “Io ho avuto una buona idea”, riflette la stessa identica tendenza. Se siamo costretti a trovare una causa che causi tutto ciò che facciamo, ebbene, questo qualcosa ha bisogno di un nome. Tu lo chiami “io”. Io lo chiamo “tu”.

Razionalità vs, irrazionalità

La razionalità serve a dividere un oggetto, persona o fenomeno in varie parti (o aspetti) e a studiare le relazioni e interazioni tra di esse nello spazio e nel tempo. L'irrazionalità tende invece considerare un oggetto, persona o fenomeno indivisibile, e ad attribuirgli proprietà assolute e immutabili.

2016/10/07

Referendum e cognizione della realtà

Non vi dico come voterò al referendum. Vi dico solo che sono disgustato dalla faziosità di tantissime persone che vedono solo vantaggi da una parte e svantaggi dall'altra. Fenomeno che dimostra quanto sia difettoso il cervello umano nella cognizione della realtà.

Manuale di autogoverno

Premessa sulla costituzione dell'essere umano e della sua mente

Io vedo l'essere umano come un organismo costituito da un complesso sistema di organi viventi (che io chiamo anche agenti) interconnessi e cooperanti attraverso lo scambio di sostanze chimiche, energie e informazioni. Tali scambi avvengono sia all'interno dell'organismo, sia con il mondo esterno, secondo programmi innati (cioè scritti nel codice genetico di ogni individuo) e acquisiti (come conseguenza delle particolari esperienze vissute da ciascuno). Tali scambi sono indispensabili per la vita e la riproduzione dell'Uomo.

2016/10/05

Nordkorea zwischen Führerkult und Autoscooter

Uno spaventoso documentario sull'indottrinamento di massa di un popolo.

Plasticità mentale e spirito critico

La plasticità mentale diminuisce con l'età. È altissima nei bambini, poi si riduce enormemente negli adulti, che sono limitati dall'educazione ricevuta, a meno che non siano stati educati ad avere uno spirito critico verso tutto e tutti.

2016/10/04

Il fine della vita

La mia modesta opinione: qualche miliardo di anni fa, quando è nata la prima forma di vita sulla terra, qual'era il fine di quegli esseri monocellulari? Secondo me solo quello di riprodursi, con varie strategie di riproduzione e trasformazione (questo è il senso dell'evoluzionismo darwiniano). Quando è nata la specie homo sapiens, il fine non è cambiato. Altri fini si sono aggiunti, ma come mezzi per raggiungere meglio il fine primario. Ogni fine è un mezzo per raggiungere un fine di ordine superiore.

Empatia: definizione e introduzione

http://www.stateofmind.it/tag/empatia/

Per migliorare la società

Per migliorare la società bisogna cominciare a studiare la natura umana con un approccio multidisciplinare, multifattoriale, eclettico e integrato, senza divisioni accademiche, riformare in tal senso le scienze umane e sociali, e diffonderle a tutti i livelli e in ogni spazio, a partire dalle scuole elementari.

2016/10/03

Organigramma del mio autogoverno

In qualità di direttore generale della mia persona, sono tenuto ad ascoltare le richieste dei miei direttori interiori. Perché ciò sia possibile, devo sapere chi sono e di cosa ognuno di loro si occupa.

Provo quindi a fare una lista dei miei direttori e delle rispettive aree di competenza:
  1. direttore della salute: salute fisica e mentale, terapia, alimentazione, evitamento del dolore, protezione, sopravvivenza, immortalità, spiritualità;
  2. direttore della comunità: rapporti con gli altri, relazioni, interazioni, appartenenze, unione, integrazione sociale, reputazione, solidarietà. cooperazione, amicizia, inimicizia, conformismo, gerarchia, empatia, gioco, educazione, etica, religione, responsabilità, colpa, vergogna, onore, disonore;
  3. direttore del potere: libertà, competitività, creatività, conoscenze, intelligenza, sicurezza, aggressività, difesa, offesa,  risorse materiali, economiche e mediali, controllo, potere politico ed economico, invidia, gelosia, dominio, possesso, guerra, armi;
  4. direttore dell'eros; sessualità, rapporti sessuali, riproduzione, erotismo, intimità;
  5. direttore della bellezza: bellezza, fascino, ordine, armonia, arte, musica, poesia, letteratura, pulizia, estetica, gusto, humour, fantasia, immaginazione, divertimento, novità, sorpresa.

Amici, nemici, indifferenti - La valenza amicale

Nella mia mappa cognitivo-emotiva, ad ogni essere umano che conosco o che posso immaginare, è associata una valenza amicale cioè una quantità di amicizia o inimicizia. Un valore di valenza amicale pari a zero corrisponde ad una perfetta neutralità sentimentale, un valore positivo corrisponde ad un sentimento di amicizia e un valore negativo ad uno di inimicizia.

2016/10/02

I miei direttori e l'interpretazione della loro volontà

Mi chiedo: cosa fare adesso? Se non sono soggetto a pressioni, e sono perciò libero di scegliere, decido di fare ciò che mi fa star meglio o allevia un mio disagio. E' come se dentro di me ci fossero una serie di giudici/padroni che esigono da me un certo comportamento e mi premiano (col piacere) quando li soddisfo e mi puniscono (col dolore) quando non li accontento. Il problema è che questi agenti, che io chiamo "i miei direttori" non mi dicono chiaramente cosa esigono da me, e io devo continuamente cercare di interpretarli o intuirli.

Ci sono momenti in cui le volontà dei miei direttori mi sono più chiare, altri in cui lo sono di meno o non lo sono affatto. In quest'ultimo caso mi conviene non fare nulla e restare in ascolto di segnali chiarificatori. Inoltre, sono sicuro che in certi momenti i miei direttori esigono che io mi riposi e non faccia nulla di particolare.

Succede spesso, inoltre, che le volontà dei miei direttori siano tra loro conflittuali. In quel caso il mio io cosciente, sede del mio libero arbitrio (ammesso che sia davvero libero) deve assumere il ruolo di "direttore generale" e stabilire quale dei miei direttori (che chiamo a questo punto "direttori dipartimentali") deve prevalere. Ancor meglio, il direttore generale deve cercare di trovare compromessi in modo da soddisfare, prima o poi, ognuno di essi, sapendo che, se uno non viene mai soddisfatto, prima o poi si dimetterà causando danni fisici e psicosomatici al mio organismo.

Vedi anche Manuale di autogoverno.

Scelta, libertà, opzioni, accessibilità

Gli esseri umani di distinguono per la loro possibilità di scegliere, cioè per le opzioni che hanno e quelle che sono loro negate. In altre parole, la libertà di una persona è proporzionale alla quantità e diversità delle opzioni ad essa accessibili e inversamente proporzionale alla quantità e alla diversità delle opzioni ad essa inaccessibili.

Cosa determina la libertà di un individuo, cioè le opzioni ed esso accessibili? Fattori esterni e interni. I fattori esterni sono costituiti da leggi dello stato, pressioni sociali e violenze da parte di altre persone. I fattori interni sono costituiti da problemi e disturbi mentali, tra cui l'ignoranza, la rimozione di bisogni e paure ingiustificate.

2016/10/01

Introduzione a Luigi Anepeta

"Ufficialmente medico, psichiatra e psicoanalista (non selvaggio, ma selvatico quanto basta a non farsi intrappolare nelle convenzioni di una scuola), nel mio intimo, mi considero un panantropologo, vale a dire un uomo che condivide con altri, del passato e del presente, la vocazione a capire l'umanità e il mondo che essa finora ha costruito nei suoi molteplici aspetti, soprattutto in quelli che appaiono oscuri, equivocabili e incomprensibili." [Luigi Anèpeta]

Psichiatra critico, impegnato da molti anni a costruire un modello psicopatologico interdisciplinare che comprenda e spieghi i nessi reciproci tra soggettività e storia sociale, dopo aver partecipato alla stagione antistituzionale, Luigi Anepeta si è dedicato alla psicoterapia, alla formazione di operatori e alla ricerca.

Luigi Anepeta su se stesso
Autobiografia intellettuale

Fini, mezzi, bisogni, strategie, etica

Nella mia visione del mondo ogni fine è un mezzo per raggiungere un fine di ordine superiore. Il fine ultimo (anzi, il primo in ordine logico) è quello insito nella natura umana, cioè la conservazione e riproduzione della specie umana, e più precisamente dei geni umani. Io chiamo questo fine "bisogno primordiale" e corrisponde al bisogno di riprodursi che hanno i geni di tutte le forme di vita e che si esprime attraverso un certo numero di "bisogni primari" o innati tipici di ciascuna specie.

Questo è il fondamento della mia etica, in quanto considero ogni attività umana una strategia o tattica per la soddisfazione dei bisogni primari.

Sia il bene che il male possono costituire strategie per soddisfare tali bisogni e ognuno sceglie o adotta l'uno o l'altro, anzi l'uno E l'altro in diverse dosi e combinazioni.

Ecco perché non ci può essere un'etica assoluta se non quella che si limita a dire che il bene è ciò che porta alla conservazione della specie umana e il male ciò che porta alla sua estinzione.

Ognuno si pone dei fini (ovvero dei mezzi o strategie, o bisogni secondari) per soddisfare i suoi bisogni primari, e la sua etica è relativa ad essi. In altre parole: per uno è bene tutto ciò che favorisce il raggiungimento dei suoi bisogni e male tutto ciò che li ostacola o frustra.

Credo anche che l'etica (intesa come morale) sia un fatto sociale, cioè che non abbia senso se non nell'interazione con altri esseri, e per questo motivo non può essere che negoziale, cioè risultante di un accordo o compromesso esplicito o implicito tra gli interessati. Se non è negoziale essa è imposta da un gruppo umano su un'altro. Ci sarebbe anche un'etica "ecologica" che riguarda il rapporto tra la specie umana e il resto dell'ambiente, ma di questa possiamo parlare altrove.

In conclusione, io credo sia eticamente doveroso, per il bene dell'umanità (cioè della specie umana) porsi il problema dell'etica e cercare continuamente di migliorarla (cioè renderla più efficace ed efficiente per la soddisfazione dei bisogni umani) negoziandola con gli altri.

Il mio "direttore" e l'interpretazione della sua volontà

Mi chiedo: cosa fare adesso? Se non sono soggetto a pressioni, e sono perciò libero di scegliere, decido di fare ciò che mi fa star meglio o allevia un mio disagio. E' come se dentro di me ci fosse un giudice/padrone che esige da me un certo comportamento e mi premia (col piacere) quando lo soddisfo e mi punisce (col dolore) quando non lo faccio. Il problema è che questo agente, che io chiamo "il mio direttore" non mi dice chiaramente cosa esige da me, e io devo continuamente cercare di interpretarlo o intuirlo.

Ci sono momenti in cui la volontà del mio direttore mi è più chiara, altri in cui lo è di meno o non lo è affatto. In quest'ultimo caso mi conviene non fare nulla e restare in ascolto di un segnale chiarificatore. Inoltre, sono sicuro che in certi momenti il mio direttore esige che io mi riposi e non faccia nulla di particolare.

Paura della resposabilità

Ci sono persone che hanno paura di chi, con le sue idee, le mette di fronte alle loro responsabilità.

Blog di Bruno Cancellieri