2016/09/22

Distinguere la buona dalla cattiva filosofia

Un mio amico mi ha chiesto: chi può giudicare e distinguere e in base a quali parametri la buona e la cattiva filosofia?

La mia risposta è che ogni essere umano può farlo se vuole e i parametri li può decidere egli stesso. Aggiungo che per me farlo è un dovere morale. Mi aspetto allora una obiezione del tipo: ma così sarà il caos perché ognuno avrà una diversa idea del bene e del male e ci sarà qualcuno che cercherà di imporre agli altri le sue idee in proposito.

A tale obiezione rispondo che è già così, nel senso che le filosofie e le religioni più diffuse sono quelle che io chiamo ideologie "fai-da-te" o "pick and mix" dove ognuno sceglie quelle che più lo aggradano (cioè quelle che lo assolvono o lo glorificano) e le modifica a suo piacimento eliminando le parti scomode o incomprensibili ed accentuando quelle più favorevoli. Resta il fatto che ognuno deve fare i conti con gli altri ed "aggiustare" la propria filosofia in modo da non essere emarginato e da essere accettato come partner, collaboratore, collega, amico ecc.

In quanto al rischio che qualcuno imponga agli altri la sua idea di bene e di male, questo è sempre avvenuto e sempre avverrà, nella misura in cui la gente lo permette (i più lo desiderano!).

Per quanto mi riguarda, i miei parametri di giudizio e valutazione sono relativi alla definizione dei fini individuali e comuni. Se ci poniamo un fine qualsiasi (difficile non farlo) allora il buono e il cattivo, il vero e il falso, il sufficiente e l'insufficiente possono essere definiti rispetto al raggiungimento di quel particolare fine. In altre parole, senza prima definire un fine (o un insieme di fini) non ha senso fare valutazioni. Potrei chiamare questo approccio "relativismo pragmatico". Insomma, dimmi qual è il tuo fine e ti dirò qual è, secondo me, il modo migliore per raggiungerlo (se ho un'opinione in merito).

Per concludere, l'alternativa a ciò che io propongo (cioè distinguere la buona dalla cattiva filosofia) è la neutralità e la tolleranza sistematiche, l'indecisione e l'inazione, o la decisione di non pensare e di non riflettere, di non farsi domande e di non cercare le risposte, di non giudicare, non valutare, non discutere, non prendere posizione, non avere obiettivi né responsabilità. Uno scenario oggi molto diffuso e che a me non piace.

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Blog di Bruno Cancellieri