2015/08/11

Il diritto di essere tristi

Viviamo in una società così profondamente malata che non possiamo mostrarci tristi senza essere considerati malati, stupidi o miserabili, e trattati di conseguenza. In realtà un essere umano sano che non abbia rapporti umani soddisfacenti non può non essere triste, specialmente quando è consapevole della propria solitudine e della incomprensione da parte degli altri.

Inoltre, quanto più una persona cresce e migliora in senso etico ed intellettuale, quanto più si eleva sopra la mediocrità, tanto più aumentano la solitudine e l'incomprensione, a cui si aggiungono la diffidenza e l'ostilità da parte degli altri, che non vedono di buon grado le qualità in cui non sono competitivi.

D'altra parte la tristezza di una persona può essere percepita dagli altri come atto di accusa nei loro confronti, come se fosse dovuta ad una richiesta negata, ad un bisogno che non hanno soddisfatto, accusa respinta a priori.

Allora, quando siamo tristi, dobbiamo trovare una giustificazione tollerabile dalle persone che ci circondano, alle quali interessa soprattutto dimostrare che non sono responsabili di quella tristezza, e che hanno fatto tutto quanto in loro potere per evitarla.

Concludendo, se sei triste perché ti senti incompreso, non rispettato, non amato dalle persone che ti sono vicine, sei costretto a nascondere la verità per evitare che queste si risentano e diventino ancora più fredde o ostili nei tuoi confronti, e cerchino di dimostrare che, se sei triste, la colpa è solo tua. Infatti nessuno ha il diritto di accusare gli altri della propria tristezza, anche se, normalmente essa è causata proprio dal comportamento altrui.

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Blog di Bruno Cancellieri