2015/05/03

Interazioni sociali e protocolli di comunicazione umana

Domande preliminari

Due individui, X e Y, si incontrano. Che messaggi o segnali si scambiano? Cosa propongono o promettono l'uno all'altro? Cosa si aspettano l'uno dall'altro? Cosa vorrebbero l'uno dall'altro? Cosa vorrebbe fare l'uno all'altro? Cosa vorrebbero sapere l'uno dall'altro? Cosa ognuno vorrebbe mostrare o nascondere all'altro? Quanto sono sinceri i messaggi che si scambiano? Cosa temono l'uno dall'altro? Cosa temono da terzi? Che linguaggio usano per comunicare? Quali sono i limiti alla loro libertà di interazione?
Quali transazioni sono considerate immorali o illegali da loro o da terzi? Quali sono i diritti e i doveri (da ambo le parti) che l'interazione dovrebbe rispettare? Quali bisogni o desideri (delle due parti o di terzi) l'interazione dovrebbe soddisfare? Perché X e Y dovrebbero o vorrebbero interagire? Cosa cercano di ottenere interagendo? Cosa sperano che avvenga, per effetto della loro interazione, nel migliore dei casi? Cosa temono che avvenga nel peggiore dei casi? Come la loro possibile interazione è influenzata dal ricordo di altre interazioni con le stesse o altre persone?

I protocolli di comunicazione informatici

Le comunicazioni tra umani hanno modalità simili, per certi aspetti, a quelle tra computer o tra i sottosistemi e i programmi che si trovano al loro interno. Un computer scambia messaggi con altri computer e presta loro dei servizi rispettando dei cosiddetti "protocolli di comunicazione".

Un protocollo di comunicazione è un insieme di norme che definiscono la sintassi (cioè il formato) e la semantica (cioè il significato) dei messaggi e dei dati scambiati tra due stazioni ricetrasmittenti (cioè tra computer, componenti di computer o, più in generale, tra qualsiasi coppia di "agenti" capaci di ricevere, trasmettere e interpretare dei messaggi, e prendere decisioni e agire in funzione di tali input o in risposta ad essi).

Per quanto riguarda le comunicazioni tra computer (e quelle tra un computer ed un umano), è l'ingegnere informatico che inventa e formalizza i protocolli di comunicazione. Successivamente il programmatore ne tiene conto nella scrittura dei programmi che definiscono il comportamento del computer, col risultato che le comunicazioni in cui il computer stesso è coinvolto rispetteranno rigorosamente le regole sintattiche e semantiche dei protocolli adottati ed eseguiranno alla perfezione quanto richiesto.

I protocolli di comunicazione umani

Anche nelle comunicazioni tra esseri umani (come pure tra animali) si possono riconoscere dei protocolli di comunicazione sebbene nel caso degli esseri viventi le cose siano molto più complicate.

Innanzi tutto nell'Uomo e negli altri esseri viventi occorre distinguere tra protocolli innati (cioè geneticamente determinati) e acquisiti (cioè dovuti alle esperienze e all'educazione). Mentre negli animali i protocolli di comunicazione sono generalmente innati e solo eccezionalmente acquisiti (come nel caso degli animali addomesticati), nell'Uomo i protocolli acquisiti sono di gran lunga prevalenti rispetto a quelli innati. Nel caso dei computer è invece ovvio che non esistono protocolli innati ma solo acquisiti.

Come esempi di protocolli innati nella comunicazione umana, pensiamo a quello che sottende la comunicazione tra il neonato e la mamma, o tra due esseri umani che non parlano la stessa lingua e provengono da culture completamente diverse, o quelli attraverso cui comunicano gli avversari in una guerra brutale o tra chi agisce e chi subisce una violenza fisica.

Finalità dei protocolli

La finalità di un protocollo informatico è quella di permettere la collaborazione (cioè lo scambio di dati o servizi) tra computer, dove uno assume il ruolo di "client" (cioè richiedente del servizio) e l'altro di "server" (cioè fornitore del servizio). Per esempio, se nel computer A c'è bisogno di conoscere l'età dell'impiegato X e questa informazione è contenuta nel computer B, allora, rispettando un certo protocollo di comunicazione prestabilito e noto ad entrambi i computer, il computer A chiede al computer B l'informazione desiderata e il computer B, dopo averla trovata, la invia al computer A. Il protocollo adottato da entrambi i computer definisce il formato e il significato della richiesta e della risposta affinché il computer A possa formulare la richiesta in modo tale che il computer B possa interpretarla e formulare la risposta in modo tale che il computer A possa capirla perfettamente, senza possibilità di errori.

La finalità di un protocollo umano è invece quella di permettere la collaborazione tra esseri umani per una vasta gamma di possibilità e obiettivi, grazie all'espressione da parte delle persone in gioco, di ciò che ciascuna chiede e/o è disposta a offrire all'altra o a fare per essa. Infatti, mentre i computer, comunicando, possono tipicamente assumere solo i ruoli di "client" o "server", gli esseri umani possono assumere ruoli molto più complessi e meno chiaramente definiti, e più o meno consapevoli.

Gli artefici dei protocolli

Una differenza importantissima tra la comunicazione informatica e quella umana è che, mentre i computer comunicano rispettando protocolli definiti e scelti da entità esterne (l'ingegnere informatico e il programmatore) nella comunicazione umana coloro che inventano, alterano e "caricano in memoria" un protocollo in un essere umano sono altri esseri umani, ed, eccezionalmente, gli stessi individui interessati. Nel caso in cui siano altri umani, alla figura dell'ingegnere informatico corrisponde quella del leader carismatico o capo religioso o politico, mentre alla figura del programmatore corrisponde quella dell'educatore o del propagandista. Invece, nel caso in cui è l'individuo stesso l'artefice dei protocolli di comunicazione adottati, si tratta di una persona creativa, non conformista, la cui vita potrebbe avere due diversi esiti: (1) isolarsi sempre più in quanto i nuovi protocolli di comunicazione da lui definiti e proposti agli altri vengono rifiutati dai suoi simili determinando incomunicabilità e riluttanza a comunicare o (2) diventare un leader carismatico che convince altre persone ad adottare i protocolli di comunicazione da lui definiti.

Regole linguistiche e regole etiche

Un protocollo umano definisce non solo una serie di regole formali e semantiche ma anche una serire di obblighi, divieti, doveri e diritti che le interazioni umane basate su tale protocollo dovrebbero rispettare. Quindi non soltanto prescrizioni di tipo linguistico, ma anche etico. Queste ultime sono necessarie nella misura in cui un essere umano ha un certo grado di libertà. Infatti i computer, non avendo alcun grado di libertà (a meno che in essi vengano espressamente programmati comportamenti aleatori o causali) non ha necessità di regole morali. Il computer è fatto per reagire in modo esattamente predeterminato a certi input e non può scegliere arbitrariamente come comportarsi. L'Uomo ha invece questa facoltà e infatti il suo comportamento è, in una certa misura, imprevedibile e arbitrario. Le regole etiche servono proprio a limitare tale libertà individuale.

Protocolli consci e inconsci

I protocolli umani sono tipicamente inconsci. Nelle interazioni umane essi vengono rispettati inconsapevolmente, così come inconsapevole è la loro formazione e difficilmente definibile la loro struttura e il loro contenuto. Tuttavia essi sono sempre presenti nelle menti degli individui e hanno una funzione vitale per la vita sociale.

Da tali protocolli dipende la qualità, l'efficacia, l'efficienza, la complessità, la variabilità e la prevedibilità delle interazioni e del comportamento. Infatti, i protocolli agiscono inconsapevolmente anche quando l'individuo si trova da solo, dato che l'Uomo è talmente dipendente dall'interazione con i suoi simili, che è sempre occupato a interagire con essi o a prepararsi per le future interazioni.

Dato che i protocolli umani sono normalmente inconsci e vengono acquisiti inconsciamente, è molto difficile che essi siano sottoposti ad una critica razionale, da parte degli interessati o di osservatori esterni, al fine di un loro miglioramento cioè al fine di rendere i protocolli stessi più adeguati alla soddisfazione dei bisogni degli interessati.

Conclusione: La metainterazione e la negoziazione esplicita dei protocolli di comunicazione

Da quanto sopra si evince che la vita degli umani potrebbe migliorare se questi fossero in grado di analizzare ed esaminare criticamente i loro protocolli di comunicazione, migliorarli e negoziarli esplicitamente con i propri interlocutori, piuttosto che seguire e subire inconsapevolmente protocolli definiti e inculcati in loro da altri che non avevano necessariamente a cuore la felicità degli interessati o erano sprovvisti di strumenti intellettuali ed etici adeguati.

A tale scopo propongo la fondazione di una disciplina (e al tempo stesso di una pratica) che chiamerei "Metainterazione" in cui viene definito un metodo teorico/pratico per l'analisi dei protocolli di comunicazione umana (sia in generale che riferita a particolari coppie di interlocutori) e un linguaggio per la definizione e negoziazione di nuovi protocolli di comunicazione più adeguati ai bisogni e agli interessi degli individui.


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