2015/03/31

Differenze di quota

Da un punto di vista intellettuale ed etico, ogni essere umano è capace di volare più o meno alto, con un limite massimo diverso da individuo a individuo. Le differenze dipendono da vari fattori, tra cui, soprattutto, il DNA individuale, l'educazione ricevuta, la storia personale e il caso.
Non tutti accettano di buon grado queste differenze di quota massima. Alcuni trovano scandaloso perfino parlarne, altri le negano, altri le combattono e fanno di tutto affinché quelli che volano più in alto di loro cadano, colpendoli con critiche infondate screditanti e calunniose.
Infatti, ognuno di noi tollera difficilmente l'ipotesi della propria inferiorità rispetto agli altri membri della comunità di appartenenza, perché inconsciamente teme, a causa di tale inferiorità, di essere escluso dalla comunità stessa.

2015/03/30

Psicologia dei bisogni e della resistenza al cambiamento

Ho cambiato il titolo del mio saggio psicologico, da "Psicologia dei bisogni" a "Psicologia dei bisogni e della resistenza al cambiamento", per evidenziare l'importanza cruciale della resistenza al cambiamento, sia nell'inerzia sociale, sia come causa della difficoltà di ogni psicoterapia.

https://docs.google.com/document/d/1I_KYF-2pEeyclJAD4mnF5vQXFf32h6Z6jDuwMb8xzp4

2015/03/28

Le ipotesi di cambiamento nella mente inconscia

Nel profondo della psiche si fanno continuamente ipotesi di cambiamento, suggerite dagli avvenimenti e dalle interazioni con l'esterno. Si ipotizzano cambiamenti di comportamento, personalità, politica, ruoli, appartenenze, alleanze, atteggiamenti, aspirazioni, esigenze, strategie, azioni, reazioni ecc..

Ogni ipotesi viene inconsciamente sottoposta ad un giudizio di compatibilità rispetto ai bisogni fondamentali del soggetto specialmente per quanto riguarda i rapporti umani. Così, ognuno si chiede inconsciamente, per ogni cambiamento ipotizzato, quanto esso sia favorevole o sfavorevole rispetto ai propri bisogni fondamentali, e quali rischi comporti rispetto alla loro soddisfazione.

La maggior parte delle ipotesi di cambiamento vengono rigettate in quanto ritenute inconsciamente troppo rischiose per quanto riguarda la qualità dei rapporti umani. Infatti, ogni cambiamento, nella misura in cui modificherebbe l'identità psichica "pubblica" del soggetto, potrebbe perturbare i rapporti sociali stabiliti sulla base dell'identità precedente e invalidare il "contratto sociale" implicitamente convenuto con i diversi interlocutori.

Infatti, ogni volta che cambiamo qualcosa della nostra identità psichica dobbiamo "rifare i conti" e "riscrivere i contratti sociali" con gli altri, bisogna vedere come gli altri reagiscono al nostro cambiamento, quanto lo possono accettare o contrastare, e quali attriti e conflitti esso può generare. E siccome non si può mai essere sicuri di come gli altri reagiranno al nostro cambiamento, cambiare è sempre rischioso.

Per questo cambiare se stessi è così difficile e raro.

2015/03/26

Tollerare il cambiamento

C'è un limite alla quantità di cambiamento interno ed esterno che un essere umano possa tollerare. Questo limite è diverso da persona a persona.

2015/03/25

Personalità = prevedibilità

Personalità = identità psichica = prevedibilità del comportamento e del non-comportamento = copione mentale = difesa immunitaria dell'identità psichica contro ogni cambiamento strutturale.

2015/03/22

Copioni mentali

Ognuno recita inconsapevolmente un copione. Il mio è quello di uno studioso di copioni. I copioni di due individui possono essere più o meno simili e compatibili. Un copione può essere più o meno rigido e con spazi di improvvisazione, libertà e creatività più o meno ampi, cioè, con una maggiore o minore capacità di evolvere e cambiare. Per andare d'accordo e cooperare, due individui dovrebbero recitare solo le parti compatibili dei rispettivi copioni.

2015/03/13

Psicoanalisi?

Psicanalisi? Quale psicoanalisi? Ce ne sono tante. Anche gli psicoanalisti, ve ne sono di molto diversi, più o meno ortodossi rispetto alle idee freudiane. E' un mondo variegato, dove c'è il bene e il male. Parlare della psicoanalisi, come pure della psicologia, in generale senza esaminare le differenze tra i vari approcci non credo sia utile. Bisognerebbe usare questi termini solo al plurale: "le psicoanalisi", le "psicologie"...

2015/03/11

Due per tre

Quando incontro una persona, le persone che si incontrano sono in realtà sei: (1) io come sono realmente, (2) io come mi vedo,(3) io come l'altro mi vede, (4) l'altro come è realmente, (5) l'altro come si vede E (6) l'altro come lo vedo io.

Forse sono addirittura otto: potremmo infatti aggiungere: (7) io come credo che l'altro mi veda e (8) l'altro come crede che io lo veda.

Forse addirittura dodici se aggiungiamo: (9) io come credo di vedermi e (10) l'altro come crede di vedersi, (11) io come l'altro crede di vedermi e (12) l'altro come io credo di vederlo.

2015/03/08

Il disprezzo per ciò che non si è in grado di capire

Quando uno non è in grado di capire un altro, invece di ammettere la propria incapacità di capire, preferisce accusare l'altro di essere sbagliato, assurdo, malato o perfino maligno, nocivo, insopportabile, qualunque cosa pur di non ammettere i propri limiti e di non mettere in discussione le proprie certezze, e i propri pregiudizi.

Passare per arrogante

Sono abituato a passare per arrogante quando esprimo le mie idee. Questo avviene forse perché arrogante lo sono veramente oppure perché, normalmente, non uso frasi dubitative come "ho l'impressione che ... ma non ne sono certo" oppure, "potrebbe forse essere che ....", e perché mi piace lo stile aforistico, alla Nietzsche e alla Wilde, secco, sintetico, ossimorico, quindi tutt'altro che esaustivo né dubitativo. E forse anche perché le idee che esprimo sono spesso inusuali e provocatorie. Così, fatalmente, vengo spesso preso per uno troppo sicuro di sé e saccente. La cosa mi preoccupa più o meno a seconda della stima e dell'affetto che ho per la persona che mi giudica.
Che ci crediate o no, io non sono sicuro di nulla e non mi fido di nessuno, tanto meno di me stesso e delle mie idee. Sono incline ad un ironico sospetto sistematico verso tutto e tutti, me compreso (capisco che possa essere irritante), sono un cacciatore di mistificazioni, e questa attitudine me l'ha insegnata la psicoanalisi. Ciò non toglie che penso con la mia testa, ho idee prese in prestito da altri e altre prodotte da me, spesso in termini di ipotesi non dimostrabili ma plausibili, e mi piace esprimerle e discuterle con chi è disposto a farlo, non per convincere qualcuno che ho ragione e che "ce l'ho più lungo" in termini di cervello, ma perché considero la discussione (se fatta con un sincero desiderio di capire l'interlocutore) un arricchimento reciproco. Purtroppo molti, di fronte a questo mio invito, preferiscono liquidarmi come presuntuoso e tirarsi indietro senza discutere, come se non valesse la pena di perdere tempo a interloquire con uno come me, molto sicuri, loro sì, del proprio giudizio.

2015/03/05

Sentirsi minacciati dalle idee altrui

Citazione da "Anatomia della distruttività umana" di Erich Fromm.

L'uomo non deve sopravvivere solo fisicamente, ma anche psichicamente. Ha bisogno di conservare un certo equilibrio psichico per non perdere la capacità di funzionare; per l'uomo ogni elemento necessario alla conservazione del suo equilibrio psichico ha la stessa importanza vitale di quel che serve al suo equilibrio fisico. Per prima cosa, l'uomo ha un interesse vitale a conservare il proprio schema di orientamento. Da esso dipendono la sua capacità di agire e, in ultima analisi, il suo senso di identità. Se altri mettono in dubbio il suo schema di orientamento con le loro idee, reagirà a tali idee come a una minaccia vitale. Potrà razionalizzare questa reazione in diversi modi. Dirà che le nuove idee sono intrinsecamente «immorali», «incivili», «pazze» o qualsiasi altro aggettivo possa scegliere per esprimere la sua ripugnanza, ma questo antagonismo in realtà si forma perché «lui» si sente minacciato.

2015/03/04

La difesa immunitaria dell'identità psichica

Io credo che la psiche, così come il corpo fisico, abbia un sistema automatico e inconscio di difesa immunitaria che "normalmente" rigetta ogni elemento estraneo capace di alterarne l'identità.

Così come nel caso dei trapianti di organi, il corpo tende a rigettare il nuovo organo riconosciuto come "estraneo", così la mente umana tende inconsciamente (attraverso il fenomeno della percezione selettiva e altri meccanismi inconsci) a respingere quegli input che vengono interpretati come tentativi di alterazione della propria struttura o identità, indipendentemente dalla qualità benefica o malefica della potenziale alterazione.

Questo spiega la tenace resistenza al cambiamento da parte della grande maggioranza degli esseri umani, e quindi anche la lentezza del progresso civile in quanto esso richiede un cambio di mentalità da parte dei membri della società.

A causa di questo fenomeno, io credo che per migliorare la società non basti fare delle buone analisi delle cause dei problemi umani e delle loro soluzioni, ma occorra trovare il modo di superare le difese immunitarie di ogni identità psichica, che ne impediscono anche i cambiamenti migliorativi.

2015/03/03

Chi è disposto a cambiare?

La società può migliorare nella misura in cui una sufficiente quantità di singoli individui migliorino se stessi, cioè cambino la loro mentalità e il loro comportamento. E'inutile analizzare correttamente i problemi sociali e concepire teorie sagge e intelligenti per migliorare la società se poi gli individui non sono disposti a cambiare il proprio comportamento. Quasi tutti aspettano che i cambiamenti avvengano esternamente ad essi e che sia qualcun altro a produrli o causarli. Questo è il vero, fondamentale problema che spiega lo stato miserabile dell'umanità. Provate a chiedere a qualcuno di cambiare la propria mentalità e il proprio comportamento. Sarete fortunati se non verrete insultati o presi per idioti.

Blog di Bruno Cancellieri